Concepita a metà ‘800 dallo Stato della chiesa per collegare
l’allora suo porto principale, è stata poi completata quando in buona parte ormai
si trovava nel regno d’Italia e addirittura nel 1870 minata dalle truppe del Papa
per ritardare la presa di Roma. La linea è ancora a binario unico nelle sue
parti più difficili e belle, in particolare i due valichi di Fossato tra Marche
e Umbria e della val Serra a nord di Terni.
Del primo ho già parlato nelle puntate che linko in basso in questo articolo: poco sopra alla ferrovia passa l’antico
valico automobilistico oggi sostanzialmente abbandonato e di fatto meraviglioso
percorso ciclabile, e sotto, in nuove gallerie, la superstrada Ancona-Perugia
recentemente potenziata. Ci sono progetti già approvati di modernizzare questa
parte della linea ferroviaria con un tunnel più basso che ospiti due binari.
Anche il valico della val di Serra è destinato a un
raddoppio con un nuovo tracciato per almeno un nuovo binario, ed è di questa parte
del percorso che voglio parlare oggi, e la consiglio a tutti i vagabondi in
bici.
Sono sceso dal treno a Spoleto e ho fatto la strada verso
Acquasparta fino a Boiano, da dove ho deviato a Sud verso il piccolo abitato di
Crocemaroggia dopo il quale fino a ben oltre il valico avrei incrociato solo un
motociclista che procedeva tranquillo e si godeva come me il profumo e l’aria
chiara dopo giornate di pioggia. Proseguendo verso sud la strada ormai
strettissima sale severamente in mezzo ai boschi con qualche tornante angusto,
raggiunge una piccola pieve e continua l’ascensione fino al punto più alto che
precede di poco un bivio dove si prende una sterrata che precipita giù fino ai
pressi di Giuncano, nella val di Serra, dove il treno emerge da un tunnel.
La sterrata ha ancora segnali stradali che fanno pensare a
un passato con un po’ di traffico automobilistico. Ora è adatta solo ai
fuoristrada, mentre auto e camion tra Terni e Spoleto percorre un valico una
ventina di chilometri più a est, quello della via Flaminia.
A Giuncano c’è una stazione ferroviaria attrezzata anche per
l’incrocio dei treni, e vi staziona un mezzo di manutenzione della linea, ma i convogli
non vi fanno più servizio da anni dopo il lento inesorabile calo del traffico
in partenza e arrivo da qui. Il mezzo di manutenzione potrebbe essere
intervenuto un paio d’anni fa, quando una frana sorprese un treno che la
investì, deragliò e dovette poi essere sollevato per riposizionarlo sui binari.
Annunciano Giuncano scalo per chi arriva dal valico due
misteriosi edifici residenziali gemelli forse anni Sessanta dall’aria popolare
che potrebbero aver ospitato ferrovieri o cantonieri, o minatori, chi lo sa.
(Se tra gli ascoltatori qualcuno conosce la storia dello scalo di Giuncano,
sappia che sarei felice di saperne di più anche io).
Dopo l’omaggio alla stazione deserta (era chiusa anche la vicina farmacia che però ha un defibrillatore self-service a disposizione dei passanti, che per fortuna non mi è ancora servito) mi sono messo una giacca in più e ho proseguito verso Terni. La strada a questo punto torna a essere ampia e tra i curvoni della valle che più in basso diventa acuta mi sono lasciato scivolare fino alla città in tempo per una sosta in trattoria prima di riprendere un treno per Roma. Dopo la val di Serra, Terni sembra una metropoli, e nel ristorante pieno di famiglie per il pranzo del sabato la mia mise era piuttosto inadeguata.
Link
- La puntata sul vecchio valico di Fossato (e altro): https://derrickenergia.blogspot.com/2019/09/le-infrastrutture-inutili-che-piacciono.html
- Tutte le "camminate (im)possibili" di Derrick:
https://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Camminate%20%28im%29possibili
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