Scrive Patrick
Wintour sul Guardian del 21 ottobre che il responsabile energia del governo britannico, Ed Davey, dovrà presto
vedersela con gli ambientalisti, visto che ha deciso di installare due nuovi
reattori nucleari da 1600 MW per rimpinguare la capacità di produzione
elettrica nazionale.
Ma secondo
me Davey dovrebbe preoccuparsi di più della reazione dei contribuenti, dato che il suo Governo garantirà per 35 anni al costruttore-gestore della centrale,
una cordata francocinese guidata da Electricité de France, un prezzo per l’elettricità
prodotta di 92 sterline e mezzo, oltre 108 € al MWh, indicizzato
all’inflazione. Un prezzo che è doppio di quello attuale sul mercato dell’elettricità
inglese.
Che Derrick
sappia, nessun impianto nucleare si è mai fatto senza soldi o garanzie
pubbliche, tranne quello finlandese di Olkiluoto 3, che doveva essere il primo
EPR del mondo (la più recente tecnologia europea di Areva e inizialmente Siemens
usata anche nell’impianto in costruzione in Normandia a Flamanville). Impianto
previsto pronto nel 2009 per 3 miliardi di Euro chiavi in mano, ma ora atteso solo
nel 2016 con costi stimati in 8,5 miliardi. Anche in questo caso è previsto il ritiro
dell’energia a un prezzo prefissato nel lungo termine, un prezzo garantito al
committente da un consorzio di investitori-consumatori. Nel caso inglese invece
a garantire sarà lo Stato, socializzando il rischio che il prezzo sia troppo
alto e ricadendo nella fattispecie consueta di un impianto nucleare pagato con
soldi pubblici.
Una
quindicina d’anni fa o più la Gran Bretagna era all’avanguardia nella
costruzione di un mercato liberalizzato dell’energia, ed è stata per molti
versi imitata dal resto dell’Unione Europea. Oggi è abbastanza scioccante
scoprire che proprio lì una coalizione con dentro i liberali decide in base a una
sua trattativa fuori da ogni mercato, oggi, il prezzo giusto dell’energia per i
primi 35 anni di funzionamento di una megacentrale che se va bene sarà pronta
tra dieci.
Quando i cittadini finiranno di pagare, i membri dell’attuale governo saranno decrepiti. Una sconfitta per il mercato, come ha scritto Carlo Stagnaro sul blog dell’Istituto Bruno Leoni. E una decisione che verosimilmente si rivelerà piuttosto cara per gli inglesi, visto il prezzo. Decisione però non definitiva, se può ancora essere bloccata dall’UE per aiuti di Stato.
Quando i cittadini finiranno di pagare, i membri dell’attuale governo saranno decrepiti. Una sconfitta per il mercato, come ha scritto Carlo Stagnaro sul blog dell’Istituto Bruno Leoni. E una decisione che verosimilmente si rivelerà piuttosto cara per gli inglesi, visto il prezzo. Decisione però non definitiva, se può ancora essere bloccata dall’UE per aiuti di Stato.
C’è una cosa però a ben vedere che rende il mercato utile
anche quando viene saltato dalla politica: oggi tutti noi abbiamo un metro di
paragone per valutare il prezzo garantito dal Governo inglese al futuro impianto
nucleare. E tra quarantacinque anni, salvo ritardi, gl’inglesi potranno
scoprire ex post se le 92 sterline saranno state un affare o no.
Per quanto riguarda l’Italia, è interessante quanto ha notato
G.B. Zorzoli in un suo articolo su Staffetta Quotidiana (dove purtroppo fa solo i
nomi di quelli che loda). Zorzoli ricorda che secondo i favorevoli al nuovo
nucleare italiano di qualche anno fa quell’energia sarebbe costata al massimo
una sessantina di € al MWh.
Un numero che alla luce delle esperienze
finlandese, francese e ora inglese, si rivela una chimera.
(La puntata successiva su questo argomento è qui:)
(La puntata successiva su questo argomento è qui:)
Ottimo approccio!
RispondiEliminaGrazie
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