martedì 9 luglio 2024

Raccomandate postali. Perché esistono ancora? (Puntata 630 in onda il 9/7/24)

Pista ciclabile a Scutari

Qualche giorno fa ho adocchiato rientrando in casa uno di quegli scontrini menagrami che ti lascia il postino quando tenta di recapitarti qualcosa. Menagrami perché significano nel migliore dei casi ore di perdita di tempo per entrare in possesso del dispaccio, ma in alcuni casi come quello capitato a me non è nemmeno possibile recuperare la missiva andando alle Poste. E la cosa comica è che lo chiamano “avviso di cortesia”. Bella cortesia tenersi una lettera e impedirti di venirne in possesso.

Sono abbonato da anni all’Economist che esce il venerdì. Le Poste in rari casi me lo hanno recapitato il lunedì, più spesso il martedì. Non nei periodi festivi, in cui non me lo recapitavano proprio e ricevevo due numeri insieme la settimana successiva.

All’Economist lo sapevano e quando glielo segnalavi gli toccava rimborsarti il numero mai arrivato. Finché, finalmente, nella mia zona hanno assoldato qualcun altro per la consegna. Da allora ricevo il giornale il sabato all’alba senza per ora mai una défaillance.

Ma torniamo agli avvisi lasciati dal postino. E alle raccomandate. Nel caso di cui parlo si tratta di una comunicazione della Agenzia delle Entrate non raccomandata, ma se fosse una raccomandata non cambierebbe quel che sto per dire. Agenzia delle Entrate ha una solida interfaccia informatica da non so quanto tempo. Io faccio le dichiarazioni fiscali, pago le tasse, mando e ricevo fatture, tutto online. Possibile che serva ancora ricevere alcune comunicazioni cartacee dall’Agenzia? E possibile che per farlo occorra affidarsi a Poste Italiane che evidentemente ha interesse a vendere qualunque servizio tranne che a offrire decentemente quello di cui ha più o meno il monopolio?

Non ci voglio andare alla posta. Non c’è nessun motivo ragionevole per cui io debba perdere tempo così. Ho tutte le identità e recapiti digitali di cui lo Stato o altri hanno bisogno per rintracciarmi o farmi comunicazioni.

Ma immagino che ci siano ancora norme che prevedono le raccomandate in situazioni specifiche. Per esempio, nella fornitura di energia è stato a lungo previsto (e forse lo è ancora) che una modifica unilaterale di contratto debba essere comunicata via raccomandata.

Ora che abbiamo la mail, la pec, lo SPID e perfino un’app dei servizi pubblici desidero fare un appello al legislatore perché bandisca le raccomandate postali da qualunque normativa, almeno per chi è dotato di una pec.

E in tutto questo, mi aumenta solo il nervoso vedere che Poste si accorda col Governo per gestire le pratiche dei passaporti. Sarà un alibi per deresponsabilizzare ulteriormente lo Stato sui tempi (in peggioramento) di questo servizio? Che naturalmente alle Poste non sarà gratis.

Fare il passaporto in questura stando alla larga dalle Poste diventerà forse come rinnovare la patente alla Motorizzazione, dove se non sei un’agenzia ti mettono in fila allo sportello dei paria.




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