Pista ciclabile a Scutari |
Qualche giorno fa ho adocchiato rientrando in casa uno di quegli scontrini menagrami che ti lascia il postino quando tenta di recapitarti qualcosa. Menagrami perché significano nel migliore dei casi ore di perdita di tempo per entrare in possesso del dispaccio, ma in alcuni casi come quello capitato a me non è nemmeno possibile recuperare la missiva andando alle Poste. E la cosa comica è che lo chiamano “avviso di cortesia”. Bella cortesia tenersi una lettera e impedirti di venirne in possesso.
Sono abbonato da anni all’Economist che esce il venerdì. Le
Poste in rari casi me lo hanno recapitato il lunedì, più spesso il martedì. Non
nei periodi festivi, in cui non me lo recapitavano proprio e ricevevo due
numeri insieme la settimana successiva.
All’Economist lo sapevano e quando glielo segnalavi gli
toccava rimborsarti il numero mai arrivato. Finché, finalmente, nella mia zona
hanno assoldato qualcun altro per la consegna. Da allora ricevo il giornale il
sabato all’alba senza per ora mai una défaillance.
Ma torniamo agli avvisi lasciati dal postino. E alle
raccomandate. Nel caso di cui parlo si tratta di una comunicazione della Agenzia
delle Entrate non raccomandata, ma se fosse una raccomandata non cambierebbe
quel che sto per dire. Agenzia delle Entrate ha una solida interfaccia
informatica da non so quanto tempo. Io faccio le dichiarazioni fiscali, pago le
tasse, mando e ricevo fatture, tutto online. Possibile che serva ancora ricevere
alcune comunicazioni cartacee dall’Agenzia? E possibile che per farlo occorra
affidarsi a Poste Italiane che evidentemente ha interesse a vendere qualunque
servizio tranne che a offrire decentemente quello di cui ha più o meno il monopolio?
Non ci voglio andare alla posta. Non c’è nessun motivo
ragionevole per cui io debba perdere tempo così. Ho tutte le identità e
recapiti digitali di cui lo Stato o altri hanno bisogno per rintracciarmi o
farmi comunicazioni.
Ma immagino che ci siano ancora norme che prevedono le
raccomandate in situazioni specifiche. Per esempio, nella fornitura di energia
è stato a lungo previsto (e forse lo è ancora) che una modifica unilaterale di
contratto debba essere comunicata via raccomandata.
Ora che abbiamo la mail, la pec, lo SPID e perfino un’app dei
servizi pubblici desidero fare un appello al legislatore perché bandisca le
raccomandate postali da qualunque normativa, almeno per chi è dotato di una pec.
E in tutto questo, mi aumenta solo il nervoso vedere che
Poste si accorda col Governo per gestire le pratiche dei passaporti. Sarà un alibi
per deresponsabilizzare ulteriormente lo Stato sui tempi (in peggioramento) di
questo servizio? Che naturalmente alle Poste non sarà gratis.
Fare il passaporto in questura stando alla larga dalle Poste diventerà forse come rinnovare la patente alla Motorizzazione, dove se non sei un’agenzia ti mettono in fila allo sportello dei paria.
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