martedì 8 luglio 2025

Nomine collegio ARERA 2025 (Puntata 679 in onda l'8/7/25)

Illustrazione di Paolo Ghelfi
Questa puntata si può ascoltare qui.

Scade ad agosto [2025] il collegio dell’ARERA, l’Autorità indipendente su energia, rifiuti, servizio idrico. È un organo della Repubblica il cui collegio è nominato su indicazione del Parlamento, e ha il dovere di essere indipendente dal Governo e dai soggetti che regola o vigila.

Perché è importante questa indipendenza, oltre all’efficacia, di ARERA?

Partiamo da un episodio. A inizio luglio [2025] l’ARERA ha pubblicato uno studio sulla competitività del mercato all’ingrosso dell’elettricità che – in modo a mio avviso fin troppo paludato ma con indubbia rilevanza – afferma l’esistenza di indizi di comportamenti anticompetitivi dei produttori elettrici che potrebbero aver determinato nel 2023 e 2024 un prezzo più alto dell’ordine di grandezza della decina di euro medi (e del dieci per cento del totale). Elettricità Futura, principale associazione dei produttori associata a Confindustria, ha immediatamente reagito con un attacco alla stessa Autorità.

Senza commentare lo stile della reazione, è buon segno se i soggetti regolati o vigilati temono gli interventi dell’Autorità e se il Governo non si sente in grado di influenzarli nell’ambito delle prerogative dell’Autorità stessa.

Per molti motivi. Provo a enunciare solo i primi che mi vengono in mente:

1) Il Governo è azionista di maggioranza di Eni ed Enel, due colossi dell’energia. Questo lo pone in conflitto di interessi tra massimizzazione del dividendo economico e promozione della concorrenza, e quindi dell’economicità dell’energia. È un problema in una democrazia liberale che Eni e il Governo, per esempio, si muovano tipicamente insieme in politica estera, a meno di ipotizzare che quel che è bene per l’Eni lo sua per l’Italia, cosa che si può probabilmente escludere riguardo a qualunque singola azienda e ancor più a una che si occupa di energie fossili mentre il Paese deve raggiungere gli obiettivi di transizione stabiliti nel piano energia-clima.

2) Bollette: sono un oggetto complicato. Un po’ esito di mercati competitivi, un po’ di redistribuzione di partite regolate sui cui s’incanala una quota rilevante di welfare e di politica industriale (due esempi: il bonus energia e gli aiuti ai consumatori energivori). Mentre sulla parte di mercato abbiamo come consumatori l’interesse all’effettiva concorrenza, sulla parte regolata, di natura pubblicistica ma al difuori della legge di Bilancio, serve un organo indipendente che controlli queste partite per evitare che diventino una specie di bilancio-ombra (economicamente rilevantissimo peraltro) gestito dal Governo senza trasparenza.

3) Le infrastrutture. Le reti dell’energia sono un elemento critico di sicurezza e competitività e un settore economicamente sempre più rilevante. Se ne occupano monopolisti regolati locali e nazionali, questi ultimi malgrado il controllo pubblico posseduti prevalentemente da fondi internazionali il cui interesse non è che le reti siano efficienti, ma che vi si investa il più possibile ribaltando in bolletta il più possibile. È compito dell’ARERA trovare il giusto equilibrio tra incentivo agli investimenti necessari ed efficienza, e vigilare affinché gli operatori di sistema non sfruttino le proprie prerogative di concessionari per avere vantaggi in settori attigui ma in concorrenza. Su questo non direi che ARERA abbia sempre brillato fino a ora, ma a maggior ragione non possiamo permetterci niente di meno che collegi forti per limitare investimenti inutili (per esempio sulle nuove infrastrutture gas), rendere efficienti e selettivi quelli sull’elettrificazione e arginare le ambizioni di Snam e Terna di determinare la politica energetica che spetta a Parlamento e Governo.

4) Clima. Se un politico ha il diritto di sparare boiate in materia, e vediamo quanto per alcuni di loro questo sia tristemente il fulcro del marketing elettorale, un’Autorità della Repubblica che si occupa di settori per il clima così rilevanti può e deve vigilare sulla coerenza della politica di questi settori rispetto agli accordi internazionali e agli obiettivi nazionali di transizione e in generale alla tutela dell’ambiente prevista in Costituzione.

Per il nuovo collegio di ARERA servono persone sia competenti sia autorevoli, capaci da un lato di usare con impatto il potere regolatorio in settori così tecnici, dall’altro di resistere quando serve alle lusinghe di operatori e Governi. A maggior ragione per le forze parlamentari di opposizione, in un contesto ormai annoso di ridotta agibilità parlamentare a fronte di Governi-legislatori per decreto, si tratta di una partita fondamentale.


martedì 17 giugno 2025

Viaggio in Armenia e Georgia (Puntate 476-8 in onda il 17 e 24/6/2025 e 1/7/2025)

Disegno di Paolo Ghelfi
Paolo Ghelfi e Michele Governatori hanno viaggiato in Armenia e Georgia dal 7 al 16 giugno 2025, anche con uno sguardo alle infrastrutture dell'energia incontrate lungo la strada.

La puntata su Yerevan, Armenia, è ascoltabile qui.

Qui la prima delle due in Georgia (9-11 giugno 2025), tra la capitale Tiblisi e l'estremo Nord dei monti caucasici al confine con la Russia.

Qui la puntata successiva, tra Mzkheta, Ureki sul mar Nero e Kutaisi, con registrazioni fino al 15 giugno 2025.

I minivideo di questo e altri viaggi di Derrick sono qui.

domenica 8 giugno 2025

Trenitalia e lo zen dei biglietti regionali (Puntata 475 in onda il 10/6/25)

Illustrazione di Paolo Ghelfi
Questa puntata si può ascoltare qui.

Immaginiamo di doverci muovere in città coi mezzi pubblici, bus o metro. Abbiamo un biglietto da convalidare, o magari una carta di credito o la app di pagamento sul telefonino, convalidiamo o passiamo la carta e facciamo la nostra corsa.

Immaginiamo ora che il percorso comprenda un treno regionale – recentemente quelli cittadini si sono chiamati anche treni metropolitani ma non mi pare sia più così, la tassonomia dei treni è una materia affascinante e molto cangiante, ricordo ancora per esempio gli espressi con gli scompartimenti con i sedili in finta pelle, le copie di paesaggi italiani in bianco e nero in cornicette d’ottone. Oppure gli “interregionali” che dichiaravano con precisione nel nome di varcare il confine amministrativo ora invece anche loro definiti regionali - ma sto divagando e diventando troppo sentimentale.

Dicevo immaginiamo che il nostro spostamento in città includa un treno regionale. A Roma per esempio sono preziosi perché sopperiscono alle poche linee di metro. Un paio di giorni fa ne ho preso uno a Mandela, una stazione sulla Tiburtina, e nei 45 chilometri circa fino a Roma si è fermato 14 volte: un servizio di prossimità analogo a quello di una metropolitana.

Rispetto a una metropolitana o a un bus urbano, però, il modo in cui funziona il biglietto è completamente diverso. Nei primi nessuno pretende che tu sappia in anticipo quale convoglio prenderai e che compri il biglietto almeno cinque minuti prima, con il biglietto elettronico regionale Trenitalia invece sì: il biglietto è specifico per un solo treno. Puoi cambiarlo dalla app prima dell’orario previsto di partenza, ma se mancano meno di cinque minuti alla partenza prevista non puoi comprare il biglietto, e quindi a maggior ragione se il treno è in ritardo secondo la logica Trenitalia non ci puoi salire. Devi aspettare nella banchina il successivo, così, per dispetto.

Per quale motivo avranno deciso che i treni regionali siano l’unico mezzo di trasporto locale dove improvvisare è vietato?

Fino a un paio di settimane fa ho sempre constatato come regole così vessatorie fossero bilanciate dalla ragionevolezza del personale. Per esempio nella tratta da Roma Trastevere all’aeroporto di Fiumicino, un treno ogni 15 minuti, se il primo treno disponibile non è più acquistabile per ritardo o imminenza ho sempre comprato il biglietto per il successivo prima di salire, spiegandolo al personale di bordo che ha puntualmente constatato la buona fede (visto che ho già pagato per un treno successivo che materialmente non potrei prendere dopo aver già preso il precedente, in nessun modo sto pagando meno del dovuto) e non ha mai obiettato.

Questo è stato vero fino a un treno dall’aeroporto di Cagliari Elmas a Cagliari. Biglietto da 1,2 euro mi pare, corro sul primo convoglio disponibile col biglietto già fatto sul primo treno acquistabile, cioè il successivo, e il capotreno Nicola O. mi commina una multa di cinquanta euro e rotti, oltre all’acquisto del nuovo biglietto. Gli chiedo se non sia una regola stupida quella dei cinque minuti. Ammette che lo è, e accetta perfino di verbalizzarlo, giuro, ce l’ho scritto, ma non di comportarsi come tutti i suoi colleghi fino a ora in modo più ragionevole della regola a suo dire stupida.

Mi prendo la briga di fare pazientemente un reclamo ponendo tutte le considerazioni fatte qui, e invece di rispondere al quesito (perché fate regole vessatorie senza senso?) Trenitalia mi ripete la regola.

Ho provato a parlarne scrivendo a Gianpiero Strisciuglio, recentemente nominato amministratore delegato di Trenitalia, ma non mi ha risposto. Né lo ha fatto l’ufficio stampa. Ma io non mollo l’osso, cercherò ancora di contattare Strisciuglio per chiedergli cosa ci guadagna Trenitalia a rendere i biglietti regionali così farraginosi e multare viaggiatori rei di comprare il primo biglietto disponibile per un treno che parte entro cinque minuti. Sarà che Trenitalia vuole instillare lo zen della pianificazione e della lentezza a normali pendolari stressati? Ing. Strisciuglio, venga a raccontarcelo, è il benvenuto a Derrick.