domenica 12 settembre 2021

Camminate (im)possibili: il parco della Maremma (Puntata 496 in onda il 14/9/21)

Il mare visto da uno dei sentieri
sui monti dell'Uccellina (foto Derrick)
Chi come me cammina o va in bici sa che purtroppo quasi tutti i percorsi interessanti devono fare i conti con accessi a proprietà private più o meno presidiate da minacce di cani cattivi (che per fortuna di solito non lo sono), cancelli, fili spinati.

In quest’episodio delle camminate impossibili di Derrick parlerò di un’area naturale pubblica anch’essa purtroppo di difficile accesso: il parco regionale della Maremma. In un’assolata mattina di inizio settembre [2021] guidavo pigramente sull’Aurelia in direzione Roma da Grosseto e mi sono fermato a Talamone per una passeggiata. Ho sempre nel bagagliaio scarpe e zaino pronti per camminare, quando non c’è anche la bici, e ho pensato di farmi un giro per il parco della Maremma, che si estende nei monti dell’Uccellina che si alzano tra Talamone a Sud e, credo, un canale poco sotto la Principina nei pressi di Marina di Grosseto, a Nord.
Una zona non vastissima, ma meravigliosa, e con accessi al mare solitari in cui – nella mia piccola esperienza – i pochi bagnanti arrivano perlopiù via mare con barche private. Lasciata l’auto nel parcheggio dell’acquario di Talamone (chiuso, immagino per covid) dove c’è anche la Pro Loco (era chiusa) ho iniziato a salire a piedi verso uno dei sentieri più ovvi che vedevo nelle mie applicazioni di mappe per bici e trekking, che si stacca da una delle tante strade private verso le ville sul mare.

Trovo una barriera per impedire auto e moto, ma anche un inaspettato cartello che indica l’obbligatorietà di prenotare una visita guidata nel periodo estivo.
Io avevo lì per lì deciso di mettermi gli scarponcini, e in generale pianifico molto poco delle mie scorribande. Mentre avrei senza problemi pagato un biglietto sapendo che contribuisce alle spese del parco (anche se ho qualche dubbio che le zone naturali demaniali debbano essere messe a reddito), ho trovato poco ragionevole non potermi muovere in autonomia. I tour guidati richiedono investimenti di tempo, attese, lentezze di cui non avevo e generalmente non ho voglia: camminare o andare in bici nella natura è anche un modo per stare con me, per assecondare i miei ritmi. Voglio poter andare veloce e sudare quando mi va, o fermarmi con l’ebookreader per ore se e dove ne ho voglia.
Capisco dal sito del parco della Maremma, che linko sotto, che il controllo degli accessi – che include quello dell’identità immagino - ha anche la funzione di prevenire incendi dolosi, e va bene. Ma addirittura imporre la scorta mi sembra eccessivo, anche perché i malintenzionati possono comunque accedere, perché difficilmente un recinto molto vasto è inviolabile a chi voglia violarlo. E in generale: un parco naturale non dovrebbe essere troppo difficile da fruire, a mio avviso.

Uno dei motivi per cui ho trovato complessivamente deprimente il mio unico safari africano è proprio l’impossibilità di muovermi in autonomia. Lì c'era il rischio di essere sbranato da un leone, ma in generale (e questo vale anche per i grandi parchi nordamericani dove nemmeno mancano animali pericolosi come l’orso bruno) credo che l’obbligo di pagare un biglietto dovrebbe essere scisso dalla privazione della libertà di fruizione eventualmente solitaria, quand’anche nel rispetto delle regole che sempre i parchi hanno.
Avviso a Talamone

Insomma, lo confesso: ho proseguito il mio giro, anche perché il sentiero di ingresso da Talamone non aveva cancelli chiusi. Ho camminato per un paio d’ore su un crinale di bosco da dove ogni tanto si aprivano splendide viste verso le calette sotto – puntinate da barche di diportisti a bagno – fino a scendere in una zona dove un torrente secco, che in alcune mappe vedo chiamato Fosso della Campana, raggiunge il mare in un’ampia, accogliente, pacifica spiaggia di scogli e vegetazione. Peccato che proprio alla fine della discesa del sentiero si stagli un cancello ermetico che protegge una vasta recinzione: ero, in altri termini, in gabbia.




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sabato 4 settembre 2021

Covid: rientro da Paesi "gruppo E" (Puntata 495 in onda il 7/9/21)

Templo El Refugio, Guadalajara

Il 28 agosto [2021] è avvenuto un aggiornamento delle regole italiane di profilassi Covid per i
viaggiatori da e per l’estero, compresi i rientri di cittadini italiani. Per la maggioranza dei Paesi extraeuropei, riuniti in un elenco denominato “E” dal Ministero della Salute, valgono tutt’ora le seguenti regole generali:

  • Non si può viaggiare per turismo ma solo per ragioni specifiche tra cui salute e lavoro
  • Al rientro occorre un tampone negativo negli ultimi 3 giorni prima dell’ingresso in Italia
  • Occorre compilare un modulo elettronico europeo chiamato “passenger locator form” con tutti i dati su identità, tragitto e destinazione
  • Occorre sottoporsi al rientro a 10 giorni di cosiddetto “isolamento fiduciario” dichiarandolo all’autorità sanitaria locale.

Avendo io viaggiato in Messico (gruppo E) durante la validità di queste norme, voglio raccontare com’è andata.

Nodo decisivo è sempre il primo check-in in aeroporto, anche se è per un volo locale o continentale e non per il volo verso il Paese che determina passivamente o attivamente le restrizioni. A Fiumicino quindi mi hanno controllato il green pass europeo esito del vaccino e richiesto dalla Spagna dove avrei fatto scalo. Il Messico non richiede né vaccino né tampone in ingresso, ma di compilare un questionario sullo stato di salute, cosa che a Fiumicino mi è stata menzionata senza un effettivo controllo. Nulla mi è stato né chiesto né controllato dalle autorità italiane o dagli addetti della compagnia aerea sul motivo del viaggio, che pure è regolato in modo molto stringente dalla nostra legge.

Le maggiori complicazioni, mi aspettavo, sarebbero avvenute al ritorno. A Guadalajara in una clinica molto efficiente ho fatto un tampone antigenico il giorno prima di partire e poi sotto una pioggia violentissima, che aveva bloccato le auto in alcune vie cittadine ma per fortuna non il mio bus di linea per l’aeroporto, mi sono recato al primo fatidico check-in. Avevo compilato già un modulo di autodichiarazione messicano, avevo ottenuto online il green pass spagnolo per far scalo di nuovo a Madrid, e avevo con me l’esito negativo del tampone. Ma una volta imbarcatomi per il primo segmento di volo per Città del Messico, non avrei mai più avuto controlli se non il green pass a Madrid (a Città del Messico, addirittura, è stato l’addetto all’imbarco del volo per Madrid a ritirarmi il talloncino del visto dal passaporto).

Atterrato a Fiumicino nessun controllo, nemmeno il passaporto (venivo da Madrid) (salvo, immagino, controlli a distanza della temperatura di cui non mi sono accorto).

Le esenzioni alla quarantena al rientro possono essere chieste in anticipo al ministero della Salute con una particolare procedura formale. Io l’ho fatto, e a distanza di oltre un mese e mezzo, preparando questa trasmissione, non ho mai ricevuto una risposta, nemmeno uno straccio di avviso di ricevimento, e quindi sono stato costretto a considerare respinta la richiesta.

Arrivato a casa, ho scritto quindi una mail all’indirizzo PEC della mia ASL per comunicare l’inizio dell’isolamento. Nessuna risposta nemmeno ora.

A fine isolamento ho fatto un tampone in farmacia che è stato comunicato dalla farmacia al database del ministero della Salute e che mi è valso un inutile green pass di tre giorni (inutile perché sono vaccinato e ho già il green pass permanente).

Ora, in sintesi, la mia impressione è questa: non mi permetto di valutare la congruità delle restrizioni, che indiscutibilmente sono piuttosto pesanti e – per i Paesi “gruppo E” - indipendenti dall’essere vaccinati.

Credo però si possa affermare l’apparente disinteresse delle nostre istituzioni nel farle rispettare. Non ho mai ricevuto risposte alle mail, nemmeno a quella obbligatoria, e non ho mai subito nessun controllo, almeno di cui io sia consapevole. Il mio tampone in Messico in nessun modo può essere noto alle autorità italiane, se non attraverso la verifica dell’addetto al check-in dell’aeroporto di Guadalajara.

Forse avrebbero senso norme meno vessatorie ma fatte rispettare non solo a chi vi si attiene spontaneamente?


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