domenica 26 luglio 2020

Le rinnovabili avanzano? (Puntata 447 in onda il 28/7/20)

Un rotore minieolico visto da Derrick
nei dintorni di Camugnano (BO)
Un utile articolo di Luca Pagni su Repubblica del 23 luglio 2020 evidenzia i risultati record delle fonti rinnovabili per la produzione elettrica in Europa nel primo semestre dell’anno, che attestano sia l’Italia sia l’Unione (naturalmente con molte differenze tra Paesi) a una penetrazione di circa il 40%.
Si tratta di numeri in parte aiutati dalla crisi, perché quando i consumi ristagnano o si abbassano la quota di produzione rinnovabile cresce (solare e eolico funzionano ogni volta che c’è disponibilità, mentre le centrali fossili quando non servono a coprire la domanda o a stabilizzare la rete vengono spente).
Ma qual è il trend più in generale? Se guardiamo all’Italia, gli investimenti in rinnovabili oggi sono nettamente inferiori a quelli necessari per gli obiettivi nazionali nell’ambito del quadro UE, che prevedono al 2030 per il nostro Paese una produzione elettrica rinnovabile di oltre il 50% e una riduzione di emissioni-serra di un terzo rispetto al 1990. Il rischio è quindi che quando l’economia e i consumi ripartiranno – e per gli stessi obiettivi citati i consumi elettrici dovranno aumentare la propria quota rispetto a quelli di altre forme di energia – la penetrazione delle rinnovabili si riduca sensibilmente, anche a causa della senescenza degli impianti oggi in funzione (anche le rinnovabili invecchiano).

Perché gli investimenti in Italia non stanno dietro agli obiettivi? La risposta è soprattutto nella governance complessa e restrittiva delle autorizzazioni e nell’inefficienza della burocrazia. Sotto l’aspetto dei costi, invece, i segnali sono incerti: da un lato fotovoltaico eolico e geotermico sono sempre più economici ed efficienti, dall’altro i costi dei combustibili fossili si sono anch’essi abbassati rendendo più competitive le fonti convenzionali, che in più – in Italia e nel mondo – si avvantaggiano di un sistema di incentivi fiscali che come sappiamo qui a Derrick superano per l’Italia quelli vantaggiosi.
La conclusione? La penetrazione delle rinnovabili in era Covid è un dato significativo ma effimero se gli investimenti in nuova capacità di generazione rinnovabile non ripartono con la forza necessaria. Il potenziale per queste fonti esiste (vd. link sotto con le valutazioni di quello dell’eolico secondo l’analisi di ANEV – associazione energia del vento) ma servono riforme della governance autorizzativa e della pubblica amministrazione per sfruttarlo, e anche una riforma fiscale “green” che approfitti dei prezzi bassi delle fonti fossili e delle risorse disponibili dal piano di aiuti UE per disintossicarci dai sussidi alle fossili garantendo nel contempo una prospettiva ai settori che ne saranno colpiti, per esempio con piani di riconversione dei cicli produttivi. È una sfida enorme, che ha bisogno di tutti gli strumenti disponibili, e da cui dipende la capacità di Italia e Europa di restare leader di innovazione e di bellezza.

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lunedì 20 luglio 2020

Ecofuturo 2020 (Puntata 446 in onda il 21/7/20)



Derrick invitato a Padova per il festival Ecofuturo 2020 ne parla grazie alle voci di Fabio Roggiolani e Michele Dotti, anime del festival insieme a Jacopo Fo.

Qui sotto l'audio della puntata e il link alla pagina facebook del festival.



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martedì 14 luglio 2020

Il disastro dell'uomo solo al comando (Puntata 445 in onda il 14/7/20)

Most airplane crashes result from a chain of improbable errors and failures
Una delle immagini del disastro di Tenerife

Nel marzo 1977 in un aeroporto di Tenerife, nelle Canarie, si è consumato il disastro aereo con maggior numero di morti della storia dell’aviazione: lo scontro in pista di due Boeing 747, il quadrimotore passeggeri allora più grande del mondo e il secondo più grande di sempre.
Ci sono decine di libri che ripercorrono questo incidente, che naturalmente ha subito investigazioni da parte delle agenzie preposte, le quali hanno potuto contare anche sulle registrazioni complete delle conversazioni in entrambe le cabine di pilotaggio.

Quei due aerei non erano destinati all’aeroporto dell’incidente: erano stati deviati lì a causa di un allarme-bomba, poi risultato infondato, presso la destinazione prevista. Il dirottamento stava causando disagi a tutti e in particolare il capitano di uno dei 747, dell’olandese KLM, temeva che il tempo perso potesse far scattare il limite massimo di durata del proprio turno di pilotaggio. In più c’era nebbia, e il piccolo aeroporto non era adatto a ospitare i numerosi aerei che lo occupavano. Il personale di controllo di terra era stressato dalla situazione e l’altro jumbo, americano, era parzialmente disorientato e stava ancora transitando sulla pista per raggiungere il piazzale di decollo.

Incredibilmente, il capitano olandese Van Zanten iniziò la manovra di decollo senza esserne stato autorizzato dalla torre di controllo, che aveva solo dato l’OK al piano di volo successivo. Il primo ufficiale alla sua destra era un pilota che aveva avuto proprio Van Zanten, che era anche il capo del training in KLM, come istruttore. Lui, il primo ufficiale, sapeva che non c’era stata l’autorizzazione esplicita al decollo, e aveva anche l’impressione, avendo ascoltato i comunicati radio dell’altro jumbo, che quest’ultimo potesse essere ancora in transito sulla stessa pista su cui il suo capitano si stava lanciando. E lo dice, ma in tono dubitativo e troppo tardi, senza tentare d’imporsi.

Quando il jumbo americano vede apparire nella nebbia sempre più luminose le luci del KLM in decollo, tenta di buttarsi sull’erba. Il KLM invece anticipa il sollevamento del muso strisciando per oltre venti metri la coda sulla pista. Il muso si solleva, ma la pancia non abbastanza e il KLM taglia quasi in due il 747 americano.
A bordo dell’olandese ricaduto in pista muoiono tutti nella nube di carburante in fiamme che lo avvolge. Dall’aereo a terra si salvano solo una sessantina di passeggeri ed equipaggio. Quasi 600 morti in totale.

Com’è possibile che il superesperto capitano olandese abbia commesso una violazione del genere? Hanno contribuito probabilmente le sue condizioni di stress e di impazienza, secondo gli inquirenti, mentre il suo primo ufficiale, in stato di soggezione, non ha saputo fare il suo dovere: cioè controllare e imporsi.
Gli uomini soli al comando, cioè senza un sistema efficace che li controlli e possa fermarli se necessario, soprattutto quando sono molto sicuri di sé, sono un pericolo per la comunità che dipende dalle loro decisioni.


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