martedì 26 agosto 2025

Sicurezza dei ciclisti su strada, con Omar Di Felice (Puntata 684 in onda il 26/8/25)

Illustrazione di Paolo Ghelfi
Questa puntata si può ascoltare qui.

144. Sono i morti di ciclisti in incidenti stradali nel 2025 in Italia fino al 17 agosto secondo il rapporto che ASAPS fa con dati SAPIDATA (grazie all’associazione amici della polizia stradale per questo lavoro ed è curioso che non sia un organo istituzionale pubblico a fornirne i dati bensì – e ringrazio anche a loro – un’azienda di servizi sanmarinese, SAPIDATA appunto).

Il dato di 144 morti in meno di 8 mesi – 12 dei quali da cosiddetti pirati della strada poi scappati - è in aumento rilevante rispetto all’anno scorso di oltre il 20% se si confrontano i primi sei mesi. È un indicatore che diventerebbe ancora più impressionante se lo si parametrasse ai pochi chilometri fatti in bici rispetto all’auto in Italia, dato che al momento non sono riuscito a reperire.

Ho chiesto un commento a un campione di ciclismo di cui sono anche fan: Omar Di Felice, credo l’atleta italiano che ha vinto di più a livello internazionale nella disciplina dell’ultracycling, che consiste in gare su strada di lunghezze e dislivelli impressionanti.

Sentiamolo:

https://on.soundcloud.com/sCoNPwUAukYBHBfAp0

Grazie a Omar Di Felice. Che sui suoi social del tema scrive in modo dettagliato. Per esempio consiglia ai ciclisti di non buttarsi sul ciglio della strada, ma di occupare la corsia normalmente, come prevede il codice, per evitare di incoraggiare sorpassi delle automobili senza spazio di sicurezza.

Se non conoscete ancora questo atleta vi consiglio di seguire in particolare i suoi viaggi in solitaria in luoghi remoti e a volte estremi del mondo, tra cui uno recente in Tibet. Di Felice è anche autore di quattro libri. Io per prepararmi a questa puntata ho letto il suo “Pedalando nel silenzio di ghiaccio”, Rizzoli 2019, in cui parla della sua crescita come atleta e persona attraverso le imprese in bici della prima parte della sua carriera.

Ringrazio anche Valeria Galli già del team di comunicazione di Di Felice per averci messo in contatto.
 

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martedì 5 agosto 2025

Prolunghiamo il carbone? (Puntata 683 in onda il 5/8/25)

Illustrazione di Paolo Ghelfi
Questa puntata si può ascoltare qui.

Il 31 luglio 2025 Azione e Forza Italia hanno presentato un ordine del giorno per proporre di modificare la strategia energetica rimandando di 13 anni la chiusura delle centrali a carbone che il Governo ha previsto per quest’anno (impegnandosi anche nel piano energia-clima approvato dall’Unione Europea). E il Governo che parere ha dato? Positivo!

I proponenti motivano la richiesta con la necessità di attendere l’arrivo dei primi impianti nucleari.

Ora, quando il piano energia-clima è stato mandato a Bruxelles già prevedeva il fantanucleare entro il 2040, eppure non ravvisava nessuna necessità di mantenere gli impianti a carbone, che del resto in gran parte sono già chiusi e anche i 4 attivi funzionano pochissimo perché non competitivi sommando i costi del carbone e dei permessi ad emettere la tanta CO2 che producono.

Dunque da dove deriva l’improvviso timore per la sicurezza energetica da parte dei proponenti l’OdG?

Vediamo: l’elettricità in Italia, al netto delle importazioni, si fa con gas (sempre meno) e con le rinnovabili (sempre di più). Quest’anno potrebbe essere quello del sorpasso di queste ultime sul primo. Difficilmente le rinnovabili installate verranno smontate o sole vento e piogge si spegneranno nel giro di pochi anni. Riguardo al gas, per garantirne la disponibilità e quella di centrali per bruciarlo sono in campo da anni forme di sussidio ai costi fissi delle centrali, e in seguito alla crisi Ucraina si sono fatti investimenti per alcuni miliardi (a spese di tariffe e temo in futuro tasse) per diversificare gli approvvigionamenti con nuovi rigassificatori e tubi. Inoltre, già prima dell’impegno scozzese di Von Del Lyen di comprare più energia americana di quella che l’America è in grado di vendere, l’Eni aveva già siglato un contratto di lungo termine di acquisto di gas liquefatto statunitense.

Ora, evidentemente per il Governo tutto questo, fatto in nome della sicurezza, non garantisce più la sicurezza. Implicitamente, veniamo a sapere da un ordine del giorno agostano che malgrado ci stiamo svenando sul gas, temiamo di non avere abbastanza energia e dobbiamo richiamare in servizio centrali che tutti i paesi avanzati d’Europa stanno chiudendo o hanno già chiuso (l’ha fatto perfino il Regno Unito, che di carbone ne sa qualcosa).

Se poi aggiungiamo che tra tredici anni non avremo nessuna centrale nucleare (questa è una previsione di Derrick), se l’OdG diventasse legge avremmo legiferato il mantenimento a tempo indeterminato del carbone.

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mercoledì 30 luglio 2025

Riprendiamoci lo spazio (Puntata 682 in onda il 29/7/25)

Questa puntata si può ascoltare qui.

Illustrazione di Paolo Ghelfi

Come sarebbero le nostre città senza automobili? È un tema già toccato in diverse puntate, una dell’aprile 2020 (link sotto) quando osservavo le auto inutilizzate per il covid impolverate parcheggiate sulle strade del mio quartiere, lì inutili a occupare almeno metà della carreggiata disponibile. Sarebbero mai più state usate? In quel clima di incertezza sembrava possibile che ci aspettassero novità radicali, che si potesse approfittare della crisi per liberarci di alcuni ferri vecchi.

Delle cose sono cambiate, ma non – perlomeno in Italia – l’invasione di scatolette metalliche perlopiù ferme in città o in lento movimento a intasarne e inquinarne le strade.

Senza le auto private i trasporti pubblici di superficie avrebbero bisogno di meno mezzi a parità di persone spostate, perché le corse sarebbero più brevi grazie all’assenza del traffico. Camminare o andare in bici sarebbe ancor più piacevole rapido e sicuro. Avremmo un’infinità di spazio in più da usare per attività più intelligenti rispetto a un immenso parcheggio. Io vivo a Roma nel quadrante sud della città e mi sposto spesso nella parte opposta. Coi mezzi ci metto più di un’ora, in bicicletta la metà. Ma se non dovessi schivare le principali arterie automobilistiche impiegherei ancora meno tempo e sarebbe più bello (già ora, malgrado tutto, lo è).

Se anche continueremo a usare un po’ di auto private, con la guida autonoma sarà possibile sfruttare ogni veicolo di più e condividerlo anziché lasciarlo fermo a occupare spazio.

Il capitale e lo spazio allocati in città nelle automobili private (e nel caso di quelle a combustione la loro tecnologia così arcaica) mi sono sempre sembrati così incongrui. Eppure tanto connaturati nelle nostre abitudini e nella nostra economia tanto che proporre di sbarazzarsene sembra una bestemmia.

Non a Giovanni Mori, ingegnere, già portavoce italiano dei Fridays for Future e candidato europarlamentare che sta promuovendo questa e altre innovazioni nell’ambito di un’iniziativa chiamata Italia Impossibile (link sotto). (Si noti l’assonanza con le “Camminate Impossibili” di Derrick in cui ho provato a muovermi a piedi o in bici in zone urbane dove sembra che questa opzione non sia stata nemmeno lontanamente presa in considerazione nel disegno urbanistico).

Sentiamo allora proprio Mori:

https://youtu.be/EJvfsJef8KY?si=GzLgfOuc1eLjoGsv&t=130

Grazie Giovanni Mori.


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