Cosa diavolo è la speculazione? È pieno di politici e
intellettuali che la esecrano. Soprattutto se si tratta di "speculazione
finanziaria". In questa e altre puntate di Derrick speciale economia
proverò a fare una carrellata di posizioni che ho sentito riguardo al termine.
Mi muoverò in libertà, saltabeccando tra punti di vista che mi sembrano
rilevanti.
Credo che la parola speculazione venga da specola,
osservatorio, luogo da cui si cerca di vedere lontano. I dizionari definiscono
speculazione, in economia, l'attività tesa a trarre vantaggio dalla previsione
del valore futuro di un bene (attività che, per inciso, può andar bene o male,
cioè far guadagnare o perdere chi la fa) e, in senso esteso, i dizionari
definiscono speculazione lo svolgimento di questa attività senza scrupoli.
Renato Brunetta intervistato da Radio Radicale nel settembre
2012 ha detto che il problema del costo del debito pubblico italiano c'è solo a
causa della speculazione. A Brunetta vorrei chiedere: se un'organizzazione è
talmente indebitata da essere a rischio di non restituire i soldi, è così
strano che dipenda dagli umori dei finanziatori? Io, se presto soldi a uno, valuto
la probabilità che me li restituisca prima di decidere le condizioni.
I sostenitori del complotto sui titoli di Stato deboli
dell'area Euro dicono: e gli Stati Uniti allora? Anche loro hanno numeri da
insolventi, eppure pagano poco il debito, grazie alle loro agenzie di rating che
attaccano il debito europeo. Vero, le agenzie di rating americane non hanno
contraddittorio. Ma chi vieta la nascita di altre agenzie di rating che
competano in credibilità? Non solo: sono proprio le nuove norme bancarie europee
che hanno istituzionalizzato il valore del rating delle agenzie esistenti nella
valutazione del rischio di portafoglio delle banche, come ha notato tra gli
altri Oscar Giannino intervenendo a Vedrò 2012.
In un suo articolo su Il Sole 24 Ore, Guido Rossi ha contrapposto
la speculazione finanziaria addirittura allo Stato di diritto Europeo, e in un
altro afferma che le grandi società per azioni, finalizzate alla sola ricerca
del profitto, stanno acquisendo un sinistro controllo sugli stessi governi,
sovvertendo gli equilibri democratici.
Allora mi chiedo: cosa dovrebbero fare le Spa anziché
perseguire il profitto, cioè la remunerazione degli azionisti? Dove inizia
quella mancanza di scrupoli che ci fa passare all'accezione negativa del
termine "speculazione"? Da liberale, tenderei a dire che il confine è
il rispetto delle regole stabilite dalle istituzioni democratiche.
Se una S.p.A. (o una banca) persegue finalità diverse dal
profitto, è verosimile che qualche suo azionista di controllo (fondazioni nel
caso delle banche italiane) sia d'accordo nella definizione di questo interesse
e ne tragga quindi vantaggio, mentre gli azionisti di minoranza, che ingenuamente
mirano ai soli dividendi, sono fregati. Questo l'ha evidenziato Luigi Zingales con
un intervento secondo me rivoluzionario a un convegno in cui ha interrotto il
numero uno di Banca Intesa Bazoli, il tutto ripreso da uno splendido articolo
sul Fatto Quotidiano di Giorgio Meletti lo scorso settembre [2012].
Se Zingales ha ragione, che una S.p.A. persegua fini diversi
dal profitto può solo preoccupare, perché sposta la concorrenza delle aziende
su un piano opaco.
Il discorso continua qui
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