martedì 19 novembre 2013

D181 - Carbon tax in Francia

Vi ricordate? Nel 2009 il presidente francese Sarcozy tentò di introdurre una carbon tax in Francia. Che però fu rigettata dalla corte costituzionale. Perché? Perché aveva troppe esenzioni.
Troppe esenzioni.

Ora Hollande ci riprova ma ha imparato solo in parte la lezione.

Prima di entrare nei dettagli però vorrei evitare un fraintendimento: le proteste dei TIR che stanno bloccando le strade francesi ancora mentre scrivo questo post non sono proteste contro la carbon tax. Bensì contro un’ecotassa in forma di pedaggio di cui parlerò nella prossima puntata e di cui hanno parlato i giornali italiani per un coinvolgimento di Società Autostrade nella cordata che ha messo in piedi l’apparato di esazione.

Riguardo invece alla carbon tax francese (contribution climat énergie): è già approvata da un ramo del parlamento. Si tratta di una modifica delle accise sull’energia che introduce in anticipo parte delle previsioni dell'evoluzione della direttiva europea sulla tassazione dei prodotti energetici, il cui aggiornamento, non ancora legge, prevede che le accise su questi prodotti debbano legarsi alle emissioni di CO2 e al contenuto energetico.
Su questa base, il legislatore francese stabilisce un costo della CO2 per i prossimi anni, e in questo modo aggiunge una componente di accisa ai combustibili. Il ricavato andrà perlopiù ad alimentare il credito d’imposta per la competitività e l’occupazione.

L’applicazione della carbon tax sarà graduale perché prevede prezzi della CO2 crescenti. Uno potrebbe chiedersi perché si utilizzano prezzi convenzionali anziché prezzi del mercato delle emmissioni – il cosiddetto ETS. La risposta più verosimile è che questo mercato, per diversi motivi, sta esprimendo prezzi bassi e dalle prospettive inaffidabili e che per questo i legislatori, in modo un po’ illiberale, stanno cercando di eluderlo anziché farlo funzionare, o semplicemente prenderne atto. In ogni caso, il gettito previsto dalla contribution climat énergie è di soli 340 milioni di euro nel 2014, per poi salire a 2,5 miliardi nel 2015 e poco più di 4 miliardi nel 2016. Si tratterà circa di 2 € in più a regime per un pieno di gasolio da 50 litri.
Non per tutti, però. Perché come accennavo all’inizio ci sono esenzioni. In particolare per il trasporto pesante sopra le 7,5 tonnellate, già in parte esentato dalle attuali accise. Derrick si è recentemente occupato dei clamorosi sconti alle accise sul gasolio di cui il trasporto pesante gode anche in Italia (1,6 miliardi nel 2012), e nella prossima puntata faremo un confronto comparato sulle dimensioni di quest’esenzione rispetto alla Francia.

Quel che si può di sicuro dire, riprendendo anche la corte costituzionale francese, è che se uno mette una tassa sulle emissioni CO2 è per scoraggiarle. Cioè per farne pagare un costo economico a chi le causa. Ma se questo costo non viene fatto pagare all’autotrasporto commerciale  si fallisce nell’introdurre un vantaggio ai prodotti che hanno minor necessità di emettere CO2 da trasporto. Si impedisce quindi al sistema introdotto di funzionare anche per i prodotti che hanno un consumo energetico – e quindi emissioni – indirette dovute al trasporto. Si rende quindi il sistema di molto monco.

Per questa puntata ringrazio Marianna Antenucci.

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