| Illustrazione di Paolo Ghelfi | 
Capita di prendere una decisione, iniziare a comportarsi di conseguenza e poi temere di aver sbagliato.
Quando ha senso tornare indietro e quando no? La mente umana
è nota per alcune famiglie di comportamenti irrazionali frequenti, per esempio non
voler accettare di aver usato inutilmente risorse, con la conseguenza di
insistere su decisioni anche quando con le nuove informazioni disponibili
queste appaiono irrazionali.
Ma un errore opposto è quello di dimenticare i fondamenti
della decisione precedente solo perché alcuni segnali sembrano in
contraddizione con quanto ci saremmo aspettati, e farsi prendere quindi dal
panico quando è troppo presto per valutare che la strategia non funziona.
Nell’aviazione civile ci sono protocolli per aiutare un
pilota a decidere in quali casi è ammissibile modificare una manovra in una
fase critica delle operazioni come il decollo. Si ritiene per esempio che oltre
una certa velocità, detta di non ritorno, sia quasi sempre da evitare un rigetto
del decollo, sebbene la discrezione del pilota permetta di farlo in condizioni
eccezionali se lui si convince che l’aereo non sia in grado di staccarsi da
terra. In tal caso perfino la certezza di non potersi più fermare entro la fine
della pista è preferibile a un tentativo di decollo. Decisioni da prendere nel
giro di secondi e la cui esecuzione corretta richiede perfetto coordinamento e
rispetto delle gerarchie nel cockpit.
Alla fine di quest’anno l’AD di Porche Oliver Blume lascerà
il comando a Michael Leiters, come reazione al crollo nella redditività dell’azienda
dovuto al fatto, scrive l’Economist, che l’interesse dei clienti di auto
sportive per le versioni elettriche non è sufficiente a mantenere il livello di
vendite e di margini precedente. Leiters dovrà quindi decidere per esempio se reintrodurre
una versione a benzina per la nuova Macan, un SUV, che al momento è previsto
solo elettrico.
Reintrodurne una versione a benzina, scrive l’Economist, comporterebbe
almeno un paio d’anni di ritardo sul lancio. Che, tornando all’esempio aeronautico,
equivale a dire che la rinuncia al decollo della strategia precedentemente
impostata potrebbe comportare di finire fuori pista, subendo danni
potenzialmente superiori ai rischi di tirare dritto.
A me in realtà non stupisce che i clienti di auto sportive siano
affezionati ai motori tradizionali e a tutto l’immaginario relativo. Mi
spaventa molto di più che il nuovo CEO di Stellantis Antonio Filosa dichiari in
pubblico che il problema dell’azienda è la decisione europea di vietare di
vendere motori tradizionali nel 2035. Temo che se davvero Stellantis pensa di
fare una quota rilevante di profitti tra dieci anni con motori a combustione
interna, vuol dire che non si sente in grado di decollare sull’elettrico
nemmeno in tempi più che ragionevoli, nemmeno con una pista molto lunga davanti.
E magari ci fosse tutto questo spazio: sappiamo che la concorrenza cinese
invece è già in volo e che i suoi modelli elettrici, un po’ per l’attuale
eccesso di capacità e aiuti pubblici, un po’ per il fatto di essere partiti
prima, sono clamorosamente competitivi sui nostri mercati.
- L'articolo citato sull'Economist: https://www.economist.com/business/2025/10/30/porsches-warning-lights-are-flashing