Questa è la seconda puntata riguardo ai costi e benefici
delle fonti rinnovabili elettriche, tema di estrema attualità dopo che negli
ultimi giorni sono stati diffusi gli schemi di decreto governativi che
ridimensionano gli incentivi a fotovoltaico e altre rinnovabili. Parlavamo in
particolare di uno studio di Agici, commissionato da produttori da fonti
rinnovabili e di cui sono stati diffusi in parte i risultati, secondo il quale le rinnovabili elettriche fatte tra il 2008 e
il 2011, alla fine della loro vita utile non saranno state, seppur di
poco, un buon affare, soprattutto a causa degli alti sussidi al fotovoltaico.
Mentre si riveleranno convenienti, secondo lo studio, quelle costruite tra 2012
e 2020, con un beneficio netto totale al 2030 di circa 80 miliardi di Euro.
Ricordiamo quali sono i principali benefici delle
rinnovabili elettriche considerati da Agici:
L'occupazione diretta e indiretta.
Le mancate emissioni di CO2 e ossidi di azoto.
Gli effetti in riduzione sul prezzo all'ingrosso dell'elettricità.
Il mancato consumo di combustibili fossili.
Un punto dubbio tra i benefici è quello della nuova
occupazione. Ciò che Derrick ha letto dello studio lascia intendere che si
siano valutati i redditi da lavoro forniti dal settore rinnovabili negli anni
di costruzione, e che se ne sia ipotizzato poi un lieve decremento per il
periodo di funzionamento degli impianti già costruiti. È chiaro che la durata
di questi posti di lavoro dopo l'installazione degli impianti è un'ipotesi
essenziale. E un'altra, a mio parere criticabile, è il non considerare – come
sembrerebbe – l'occupazione spiazzata in altri settori. Ovvero: se si fa
l'energia con le rinnovabili, non la si fa in altri modi. E bisognerebbe quindi
tener conto della mancata occupazione legata a questi altri modi, cosa che lo
studio Agici non sembra fare. Il dubbio di Derrick qui, quindi, è che il
beneficio sia sopravvalutato.
Riguardo ai benefici da mancate emissioni, anche qui è
difficile arrivare a un valore sensato. Anche perché le emissioni considerate
sono solo due, quelle per cui esistono, peraltro con problemi di affidabilità e
prevedibilità del corrispettivo, forme di internalizzazione economica del danno
(cioè gli emettitori devono pagare per le emissioni). Non si tiene invece conto
di altri fattori di impatto (per esempio le ceneri o le polveri legate all'uso
del carbone). C'è quindi qui un rischio di sottovalutazione del beneficio.
Veniamo all'effetto positivo in termini di riduzione e
appiattimento tra giorno e notte del prezzo all'ingrosso dell'elettricità.
Questo è il classico cavallo di battaglia dei fan delle rinnovabili elettriche.
E lo è giustamente, visto che la concorrenza delle fonti rinnovabili, che non
hanno tranne la biomassa costi variabili, spiazza le fonti fossili sul mercato mantenendo
accese solo quelle più economiche e quelle indispensabili per bilanciare la
rete. Il guaio è che questa economicità nei costi variabili delle rinnovabili
la si paga nei sussidi, che rientrano in bolletta tra gli oneri generali,
considerati da Agici tra i costi. Quel che manca, o manca parzialmente, nello
studio, è che le centrali convenzionali in grado di attivarsi quando sole e
vento non ci sono avranno verosimilmente sempre più bisogno, per restare
disponibili, di recuperare remunerazione o sul mercato all'ingrosso
dell'energia o con un'ulteriore voce di oneri in bolletta. Oppure, peggio, in
seguito a difficoltà finanziarie potrebbero riconcentrarsi in pochi operatori ricreando
un oligopolio con tanti saluti ai prezzi concorrenziali all'ingrosso dell'ultimo
periodo.
Circa il risparmio di combustibili fossili: i prezzi futuri del petrolio si sono
pressoché sempre rivelati imprevedibili. E per il gas, vale più o meno la
stessa cosa.
In generale,
e concludendo: è difficile calcolare costi e benefici da qui al 2030. Ma è
ragionevole dire che l'affrancamento almeno parziale dalle fonti fossili è
sensato e che la riduzione delle emissioni-serra necessaria. Altrettanto
ragionevole che gli incentivi siano sempre il minimo sufficiente per
raggiungere gli obiettivi, rispetto ai costi industriali.
Effettivamente, alla fine quello che conta è ridurre l'effetto serra. Se ci ammaliamo tutti dall'inquinamento, alla fine dovremo pagare gli ospedali e in più soffrire le malattie. Io preferisco pagare il fotovoltaico e sinceramente dormo più tranquilla. Se qualcuno sta dubitando se mettere un impianto fotovoltaico, ecco un simulatore per aiutarvi a calcolare.
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