martedì 11 febbraio 2014

I numeri delle esenzioni fiscali a consumo e produzione di energia - D191

La guerra dei sussidi non si placa. In epoca di crisi un po’ tutti, legittimamente perché chiedere non è reato, chiedono sussidi per non rinunciare al proprio reddito anche se la disponibilità a pagare dei loro clienti si riduce, e il legislatore spesso li concede o continua a concederli. Forse perché, e questa è una mia opinione, al potere fa comodo elargire mance coi soldi altrui. È il meccanismo classico della clientela, no? Ma la crisi pesa anche sul bilancio pubblico, e su quello di chi nelle bollette paga sempre più paratasse.

Assoelettrica, l’associazione confindustriale che rappresenta il settore della generazione elettrica, ha rilanciato su twitter, in seguito a un articolo su Quale Energia, la polemica con Legambiente che in un suo studio recente, già visto in Derrick, quantificava in 12 miliardi gli aiuti annui alle fonti di energia fossile in Italia, con alcune aggregazioni opinabili ma in ogni caso evidenziando una realtà davvero difficile da sostenere e motivare, se è vero, come scrive il fondo monetario, che i sussidi alle fonti fossili, oltre ad avere i difetti di tutti i sussidi, accelerano l'esaurimento delle risorse naturali e si oppongono agli investimenti in decarbonizzazione e fonti rinnovabili.

Oggi Derrick si limita, dati della previsione di bilancio dello Stato per il 2014 alla mano, a snocciolare alcuni dei numeri, su cui tornerò di sicuro, delle esenzioni alle imposte sul consumo o produzione di fonti energetiche, di origine fossile quando si parla di combustibili, e prevalentemente fossile quando si parla di accise al consumo di elettricità (perché i 2/3 circa di elettricità in Italia la facciamo ancora con combustibili fossili).

Procediamo per settore: chi si becca il grosso degli sconti d'imposta sull’uso di energia? I trasporti, con quasi 4 miliardi. Segue l’agricoltura con oltre 1, e per entrambi si parla quasi solo di accise su combustibili fossili. 
L’oltre mezzo miliardo di sconti alle accise dei clienti domestici che consumano poco riguardano invece perlopiù l’elettricità.
Poi, molto staccati, ci sono il resto dei settori, con solo 140 milioni circa. Ma attenzione: per quanto riguarda l’industria manifatturiera, gli aiuti ai consumi energetici ci sono e sono alti, ma non sono nelle accise, bensì nella parafiscalità delle bollette, e quindi non concorrono all’analisi di oggi.

Facciamo zoom sui trasporti, visto che da soli si mangiano 4 dei circa 5,7 miliardi di cui stiamo parlando. Il trasporto aereo commerciale ha sconti per 1,6 miliardi, poco più di quello a TIR e autolinee passeggeri (a queste ultime molto meno che ai TIR). Importanti anche i 640 milioni a trasporto marittimo e pesca. Tutti sconti questi sulle accise carburanti.

Il totalone di mancato gettito relativo previsto per il 2014 dalla Ragioneria dello Stato, lo ripeto, è di poco meno di 5,7 miliardi. Ed è una stima per difetto, perché i dati non includono alcune forme non di esenzione, bensì di non assoggettabilità alle accise, su cui Derrick cercherà di fare valutazioni quantitative prossimamente.

Chi paga il conto di questi sussidi? I soldi non hanno etichetta, quindi si può dire genericamente: i contribuenti, in particolare quelli che alla pompa di benzina le accise le pagano tutte. Gli stessi contribuenti che pagano i sussidi alle fonti rinnovabili e all’efficienza, i cui effetti sono almeno in parte vanificati dai sussidi alle fossili.

Ringrazio Marianna Antenucci.

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