domenica 14 ottobre 2018

Mi chiamo Guido e guido i bus dell'Atac (Puntate 372-3 in onda il 16-23/10/18)

Bancarelle e pendolari
alla stazione metro romana di Ponte Mammolo

Mi chiamo Guido e guido i bus dell’Atac. Ho 26 anni e guadagno una miseria. Dicono dei conducenti che non si presentano al lavoro, ma io a lavorare ci vado perché se perdo questo impiego sono cazzi. Anche volendo non potrei fare come certi più anziani coi contratti vecchi che fanno quello che vogliono. Ma sempre più spesso vado al deposito e non c’è una vettura per me e resto lì fermo al baracchino con gli altri.

Il dirigente movimento decide da quali linee dirottare i mezzi per metterli in quelle dove arrivano più proteste, in pratica si riduce il servizio nelle linee meno critiche finché qualcuno influente non si fa sentire. Volendo con l’elettronica si potrebbero conoscere i movimenti dei passeggeri in tempo reale e anche quanta gente in media aspetta alle fermate, ma figurati.

Quando ho letto su Metro che la sindaca ha detto che metteva i tornelli nei bus, ero con dei colleghi al deposito che aspettavamo un mezzo per partire, ci siamo messi a ridere. Ma questa l’ha mai preso un autobus a Roma nell’ora di punta? Dove penserebbe di metterlo ‘sto tornello? Infatti io ancora devo vederne uno, e in media cambio 3-4 vetture al giorno.

Ieri a un certo punto arriva Luigi con una pompa dell’olio avvolta in uno straccio e mi dice che se è compatibile col mio Irisbus mi fa fare due giri di 44. Il 44 passa dal Gianicolo dove ci sono le signore cagacazzi che poi se non arriva mandano le lettere in sede. Luigi e gli altri della manutenzione fanno avanti e indietro tra i depositi per prendere i pezzi dai mezzi fermi, ma quei mezzi in teoria dovevano essere riparati, non fermati, e invece dopo un po’ diventano carcasse che non si riesce più a far partire. Quando prendono un pezzo, tipo un alternatore una centralina un iniettore, mettono un post-it dietro allo sportello del motore come promemoria che quel pezzo è stato levato e in teoria dovrebbe tornare.

La collega che aveva denunciato gli incendi per mancata pulizia delle morchie sotto ai pianali, che è una roba da avere paura a starci a bordo, come reazione l’hanno mandata via.
Stamattina ho fatto la 170 con tre spie accese, tra cui l’ABS. A via Marmorata un vigile mi dice di passare sul Lungotevere senza entrare a Testaccio: ma si potrà sapere di una deviazione all’ultimo momento, con la gente che dopo se la prende con me?
I cicalini acustici delle spie li stacchiamo noi conducenti per non diventare scemi. Certe spie sono accese perché mancano i sensori o mancano dei servomeccanismi non indispensabili al movimento, oppure perché si ignora un guasto. Un mezzo non dovrebbe circolare con l’ABS rotto, è una questione di sicurezza mia e dei passeggeri. Ma alla fine cosa devo fare, fermo la corsa? L’unica è andare piano e sperare bene.

Ho sentito di questi #MobilitiamoRoma che vogliono privatizzarci, allora sono andato a un tavolino a vedere. C’era una ragazza della mia età. Le ho chiesto Cosa faccio io se privatizzano l’Atac? Mi ha detto Non è che ti vogliamo privatizzare, vogliamo che arriva un’altra azienda che vince la gara, che può anche essere un’azienda pubblica di un’altra zona, e quell’azienda la prima cosa che fa è assumere qui chi gli serve per portare avanti il servizio a Roma. Mica fanno venire conducenti da lontano, che non conoscono le linee e magari gli devono anche pagare la trasferta. Se devono lasciare qualcuno a casa, sarà dura che ci lasciano te che lavori e gli costi meno di un anziano per non parlare di un dirigente.

Come ragionamento mi fila abbastanza.

Senza contare che magari in un’azienda normale, come in una città normale, avrei dei mezzi sicuri, puliti, che non mi piove in testa, avrei dei passeggeri che non ce l’hanno con me perché il mio collega prima non è passato o non c’era la vettura, e magari mi darebbero anche dei premi di produzione e un aumento pagato facendo timbrare i biglietti.
In fin dei conti non ho capito perché devo difendere proprio io quest’azienda qui e i suoi dirigenti, io che ci perdo sulla mia pelle, che mi faccio il sangue amaro, che mi prendo le umiliazioni dai passeggeri e devo anche stare zitto.

Guido non esiste: è un personaggio di fantasia. O forse ne esistono tanti?


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2 commenti:

  1. Derrick in grande spolvero, come sempre analisi ragionata e ragionevole su un tipico caso di come non funziona il servizio pubblico in Italia.

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