martedì 13 settembre 2022

"Disaccoppiamento" tra prezzo dell'elettricità e del gas? (Puntata 541 in onda il 13/9/22)

Finestra a Regensburg (foto Derrick)
Non mi sembra che le questioni della crisi energetica siano qualitativamente molto cambiate negli ultimi mesi. Gran parte degli appelli sono sempre in favore della protezione di famiglie e imprese dai prezzi alti e dell’istituzione di un tetto al prezzo che in realtà può voler dire molte cose diverse e su cui per ora l’UE non ha trovato una quadra.

Forse la quadra non si trova perché alcuni degli obiettivi sono contrastanti. Tenterò, vista la brevità della trasmissione, di fare una serie di affermazioni per forza di cose non troppo dettagliate ma spero rilevanti e che sintetizzano le idee che mi sono fatto.

-        Se temiamo il razionamento, dobbiamo limitare il più possibile il prezzo politico dell’energia. Questo perché un prezzo più basso di quello di mercato tenderà naturalmente a produrre una domanda maggiore dell’offerta disponibile a quel prezzo e quindi a rendere ineluttabile proprio il razionamento. Questo lo sostiene per esempio Daniel Gros del Centre for European Political Studies, che ricorda quanto è fondamentale ora consumare poco e quindi fornire incentivi a farlo.

-        Una conseguenza, che mi permetto di lanciare come proposta di Derrick, è che i prezzi calmierati dovrebbero essere limitati a un fabbisogno di necessità, per esempio in base a una stima dei consumi necessari a riscaldare una casa in una determinata zona climatica in coerenza ai nuovi parametri stabiliti dal Governo. È facile calcolare queste quantità? No, ma nemmeno impossibile darsi dei criteri standard ragionevoli. E i nuovi contatori “smart” del gas letti a distanza permetterebbero di applicare la norma senza bisogno di mandare improbabili investigatori a vedere chi ha la caldaia accesa. Superata la soglia di moderazione, chiamiamola così, il prezzo sarebbe quello di mercato, senza sconti.

-        Poi c’è la questione del cosiddetto disaccoppiamento tra prezzo dell’elettricità e quello del gas, che mi sembra più che altro uno slogan scarsamente fattibile. Provo a dire perché.
Se per fare l’ultimo MWh di elettricità necessario serve usare il gas, non è affatto strano che il prezzo del megawattora a gas diventi il riferimento del mercato di breve termine. Gli accordi commerciali di lungo periodo all’ingrosso o al dettaglio a prezzo fisso o con criteri non necessariamente legati al gas non sono mica vietati, esistono, anche se oggi inevitabilmente vengono rinnovati a prezzi molto più alti. Ma è normale che la fissazione di un prezzo fisso risenta delle condizioni momentanee di scarsità, così come è normale che chi ha comprato a prezzo fisso con contratti lunghi prima della crisi oggi venga premiato.

In altri termini, non riesco a capire come sul mercato a pronti della borsa elettrica, che è quello che serve appunto a bilanciare domanda e offerta ora per ora, il prezzo di mercato possa essere diverso dal costo marginale della risorsa. Che – lo ricordo – nelle ore in cui le rinnovabili soddisfano tutta la domanda diventa anche nullo, o, dove le regole non lo impediscono come in Germania, negativo (cioè i clienti vengono pagati per consumare i sovrappiù momentanei di energia).

Se quest’ultima parte suona non chiara almeno per chi non si diletta di economia o energia. Se sì fatemelo sapere e magari proverò a riformulare meglio.

Nessun commento:

Posta un commento