martedì 13 febbraio 2024

Il monopolio delle reti dati (Puntata 610 in onda il 13/2/24)

"Musico" di F. Botero
Quanta energia consumano i sistemi di trasmissione, elaborazione e stoccaggio dei dati?

Quando partì la stagione delle criptovalute e degli elaboratori in azione per decrittarne le transazioni, molti osservatori notarono quanto l’apparato fosse costoso in termini economici ed ecologici per l’energia consumata.

In realtà la macchina mondiale dei dati e delle telecomunicazioni consuma non più dell’1,5% dell’elettricità secondo la IEA di Parigi ed emette circa l’1% dei gas-serra. Se paragoniamo quest’ultimo numero al circa 15% dei trasporti, ci rendiamo conto di quanto spostare i bit anziché le persone o le cose sia probabilmente un buon affare in termini di efficienza e uso delle risorse.

Questioni energetiche a parte, è in termini di governance probabilmente che il settore dei media legati a internet ci dà più grattacapi. È diventato per esempio comune lamentarsi del modo in cui noi stessi, se le usiamo, siamo costretti a regalare a piattaforme come Google o Facebook il diritto di sfruttamento economico di un sacco di opere del nostro ingegno oltre che informazioni dettagliate sulla nostra vita. Per usare termini più vicini al linguaggio dell’antitrust, ci rendiamo conto che il grande successo di queste piattaforme le ha anche rese monopoliste di fatto e che questo legame è autoalimentante, visto che i servizi che offrono funzionano bene proprio in quanto aggregano molti utilizzatori e informazioni.

Forse più raramente pensiamo a un’altra forma di monopolio di fatto che pure è più tradizionalmente basata sulle infrastrutture fisiche, e riguarda le reti internet anche satellitari.

Torniamo all’energia: le prime reti elettriche cittadine furono realizzate privatamente dalle stesse aziende che intendevano poi vendere l’energia che ci sarebbe passata. Solo più tardi molti Governi decisero di nazionalizzare quelle aziende e quindi evitare che la concorrenza dovesse passare per la costruzione inefficiente di reti parallele e, nello stesso tempo, evitare che le reti esistenti potessero discriminare l’accesso ai loro servizi per motivi arbitrari. Ancora più tardi, nelle economie di mercato le aziende già nazionalizzate sono state rivendute e riorganizzate in modo che solo le reti dovessero operare con concessioni pubbliche come monopolisti regolati, mentre altre attività del settore potevano essere affidate alla concorrenza.

Bene, mi sembra che oggi nelle dorsali e nei satelliti per internet (in questi il più grande operatore privato è Starlink di Elon Musk), siamo nella fase che l’energia attraversò prima della nazionalizzazione, e cioè la fase della costruzione di infrastrutture con logica privata spontanea. Che se da un lato mostra quanto spesso gli imprenditori sappiano guardare più lontano dei governi (o siano maggiormente nelle condizioni di fare scelte lungimiranti), dall’altro rende i governi responsabili di intervenire a un certo punto se il comportamento monopolistico e discriminatorio delle nuove entità (anche solo in potenza) diventa socialmente dannoso.
Interventi questi complicati dal fatto che si tratta di servizi e infrastrutture di rilevanza globale. Il che rende ineludibile la cooperazione globale.

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