lunedì 24 marzo 2025

Debito nucleare francese (Puntata 664 in onda il 25/3/25)

Questa puntata si può ascoltare qui.

Torniamo a parlare di energia nucleare, su cui questo blog ospita una sezione dedicata ricca di fonti qui.

Sappiamo che la Francia è uno dei paesi al mondo che usa di più l’atomo per fare elettricità e sappiamo che l’età media avanzata delle sue centrali avvicina per il Paese la questione difficile di come finanziare lo smantellamento degli impianti da chiudere e la costruzione dei nuovi che Macron ha annunciato.

Come sono stati pagati e a quale prezzo viene venduta l’energia degli impianti oggi in servizio in Francia?

Sono stati pagati dallo Stato con le tasse dei francesi. Il che rende poco sensato misurare l’economicità della macchina energetica francese guardando il solo prezzo locale di mercato dell’energia. Coerentemente, la Francia ha un programma chiamato ARENH (Accès Régulé a l’Èléctricitè Nucléaire Historique) nell’ambito del quale Électricité de France cede circa un quarto dell’elettricità delle sue centrali nucleari agli altri fornitori di energia a un prezzo politico che attualmente è poco più di 40 €/MWh, un prezzo più basso di quello medio di mercato all’ingrosso del Paese degli ultimi tempi, prezzo peraltro molto volatile che nel giorno in cui scrivo (22 marzo 2025) è di soli 30 € contro i 120 in Italia.

Cosa emerge? Che la Francia ha effettivamente prezzi (non costi) bassi dell’energia perché le centrali storiche, il cui grosso dei costi fissi è stato ammortizzato, sono state pagate non coll’attuale prezzo dell’energia, che anzi come abbiamo visto è tenuto artificialmente basso dall’ARENH, ma con le tasse pregresse dei francesi.

Ma cosa c’è da aspettarsi per il futuro? Per le nuove centrali e siti di trattamento di combustibile e scorie necessari il Governo d’oltralpe ha lanciato un piano pubblico di finanziamento dell’investimento necessario che secondo il sito Énérgies Rénouvables pour Tous (link sotto) costerà tra i 50 e gli 80 miliardi di € al contribuente.

In aggiunta a questo costo, il Governo prevede che la costruzione delle centrali sia resa economicamente fattibile per gli investitori privati dalla garanzia pubblica di acquisto di lungo termine dell’energia prodotta a 100 €/MWh, meccanismo simile a quello che ha permesso la costruzione – sempre da parte del gruppo EdF - del nuovo reattore inglese di Hinkley Point. Prezzo che secondo la fonte già citata si alza virtualmente a 160 tenendo conto del finanziamento pubblico di cui dicevo sopra.

Una riflessione che per qualche motivo non sento mai è: se l’obiettivo è fare un prezzo politico basso dell’energia, come nel programma ARENH, dove sta scritto che occorra anche farsi male in Italia producendola a costo più alto rispetto alle alternative disponibili? Se proprio si deve socializzare il prezzo dell’energia – cosa che a me non piace affatto visto che consumo e pago poco – almeno si evitino investimenti pubblici folli aumentando ulteriormente la bolletta fiscale. Così, quando sento gli entusiasmi confindustriali per l’avventura nucleare italiana mi chiedo da dove arrivi per Confindustria l’interesse, oltre che a chiedere un prezzo politico basso per gli energivori, anche ad aumentare il costo della macchina energetica nazionale.


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