Sappiamo che la Francia è uno dei paesi al mondo che usa di
più l’atomo per fare elettricità e sappiamo che l’età media avanzata delle sue
centrali avvicina per il Paese la questione difficile di come finanziare lo
smantellamento degli impianti da chiudere e la costruzione dei nuovi che Macron
ha annunciato.
Come sono stati pagati e a quale prezzo viene venduta l’energia
degli impianti oggi in servizio in Francia?
Sono stati pagati dallo Stato con le tasse dei francesi. Il
che rende poco sensato misurare l’economicità della macchina energetica
francese guardando il solo prezzo locale di mercato dell’energia. Coerentemente,
la Francia ha un programma chiamato ARENH (Accès Régulé a l’Èléctricitè Nucléaire
Historique) nell’ambito del quale Électricité de France cede circa un quarto
dell’elettricità delle sue centrali nucleari agli altri fornitori di energia a
un prezzo politico che attualmente è poco più di 40 €/MWh, un prezzo più basso
di quello medio di mercato all’ingrosso del Paese degli ultimi tempi, prezzo peraltro
molto volatile che nel giorno in cui scrivo (22 marzo 2025) è di soli 30 €
contro i 120 in Italia.
Cosa emerge? Che la Francia ha effettivamente prezzi (non
costi) bassi dell’energia perché le centrali storiche, il cui grosso dei costi
fissi è stato ammortizzato, sono state pagate non coll’attuale prezzo dell’energia,
che anzi come abbiamo visto è tenuto artificialmente basso dall’ARENH, ma con
le tasse pregresse dei francesi.
Ma cosa c’è da aspettarsi per il futuro? Per le nuove
centrali e siti di trattamento di combustibile e scorie necessari il Governo d’oltralpe
ha lanciato un piano pubblico di finanziamento dell’investimento necessario che
secondo il sito Énérgies Rénouvables pour Tous (link sotto)
costerà tra i 50 e gli 80 miliardi di € al contribuente.
In aggiunta a questo costo, il Governo prevede che la
costruzione delle centrali sia resa economicamente fattibile per gli
investitori privati dalla garanzia pubblica di acquisto di lungo termine dell’energia
prodotta a 100 €/MWh, meccanismo simile a quello che ha permesso la costruzione
– sempre da parte del gruppo EdF - del nuovo reattore inglese di Hinkley Point.
Prezzo che secondo la fonte già citata si alza virtualmente a 160 tenendo conto
del finanziamento pubblico di cui dicevo sopra.
Una riflessione che per qualche motivo non sento mai è: se l’obiettivo è fare un prezzo politico basso dell’energia, come nel programma ARENH, dove sta scritto che occorra anche farsi male in Italia producendola a costo più alto rispetto alle alternative disponibili? Se proprio si deve socializzare il prezzo dell’energia – cosa che a me non piace affatto visto che consumo e pago poco – almeno si evitino investimenti pubblici folli aumentando ulteriormente la bolletta fiscale. Così, quando sento gli entusiasmi confindustriali per l’avventura nucleare italiana mi chiedo da dove arrivi per Confindustria l’interesse, oltre che a chiedere un prezzo politico basso per gli energivori, anche ad aumentare il costo della macchina energetica nazionale.
Link
- Una scheda sull'ARENH dal sito je change:
https://www.jechange.fr/energie/comprendre/arenh#arenh+ - Il costo del finanziamento agevolato del nuovo nucleare francese: https://enrpourtous.fr/nucleaire-le-financement-a-taux-zero-pour-la-construction-des-epr2-coutera-entre-60-et-125-milliards-de-subventions-au-contribuable-francais/
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