Illustrazioni di Paolo Ghelfi |
Il testo si può ascoltare qui (prima parte) e qui (seconda).
Il 18 agosto 2021, con 43 minuti di ritardo rispetto ai piani di volo, è atterrato al Pinal Airpark un Airbus A330 registrato in Canada come C-GITS.
Non si sarebbe più alzato da quella pista. Pinal Airpark è
un deposito nel sud dell’Arizona per aerei destinati allo smantellamento. Grazie
all’aria secca del deserto, i metalli dei velivoli parcheggiati si degradano
più lentamente. E perché il sole non disintegri le plastiche e gomme degli
interni, alcuni parabrezza vengono oscurati e i portelli di cabine e stive
lasciati socchiusi per ventilarle un po’. La pioggia non è un problema al Pinal
Airpark.
L’estate successiva, con mia figlia, nei pressi del forte
Santa Catarina abbiamo atteso a lungo il traghetto che dall’isola Terceira,
nell’arcipelago portoghese delle Azzorre, ci doveva portare all’isola Graciosa.
Era in ritardo a causa del vento impietoso e del mare grosso.
Appena a bordo mi sono sistemato in una poltrona e ho aperto
il laptop in vista delle molte ore di navigazione, ma dopo due minuti l’avevo
già richiuso in preda alla nausea. Sono arrivato a Graciosa distrutto malgrado
il soccorso di una coppia di attempati lusitani che ci ha regalato due
compresse per il mal di mare.
Vent’anni prima del suo ultimo volo, il C-GITS era stato
battezzato “Azores Glider” (aliante delle Azzorre) dopo le riparazioni in
seguito a un atterraggio molto duro a Terceira. Aveva subito danni per la
violenza del contatto con la pista e letteralmente grattugiato via le gomme e
perfino i cerchioni dei carrelli posteriori. Era arrivato molto più veloce del
normale, di punta, senza gli ipersostentatori che normalmente permettono di
rallentare prima del touch down, senza gli spoiler che aumentano l’aderenza
alla pista, senza il sistema antibloccaggio dei freni. Senza motori. Planando fino
all’impatto in un silenzio che dev’essere apparso surreale a chi fosse alle
prime luci del giorno d’estate sulla pista di Lajes, Terceira, Azzorre.
I cerchioni ormai privi di pneumatici hanno tagliato per un
lungo tratto l’asfalto come avrebbe fatto un apriscatole.
Ai comandi c’era un canadese del Québec con discutibili
capelli lunghi e un passato da contrabbandiere di marjuana con aerei da turismo
che gli era costato negli anni Ottanta sedici mesi di carcere negli Stati
Uniti. Il suo nome era Robert Piché.
Piché aveva appena pilotato per 120 km a motori spenti un
aereo intercontinentale con 306 persone a bordo. Un record mai battuto su un
aereo del genere, e con manovre non previste nemmeno in simulatore. Il
carburante, disperso da un tubo sbagliato montato in uno dei motori, si era
esaurito all’alba sopra l’oceano Atlantico. A bordo si erano spente tutte le
luci e tutte le apparecchiature elettriche tranne gli strumenti minimi per la
navigazione e il controllo dell’aereo. Gli assistenti di volo avevano preparato
i passeggeri a un ammaraggio senza dire quel che molti intuivano: sarebbe stato
potenzialmente letale.
Per 20 minuti i passeggeri hanno assaporato la fine.
La terraferma nel porto di Praia a Graciosa è stata una liberazione. Era ormai tardo pomeriggio, il vento incalzava. Era così bello avere i piedi sul suolo che anziché prendere un taxi ci siamo inerpicati per chilometri sulla strada alta sul mare verso il capoluogo Santa Cruz, tra costruzioni rurali e un paesaggio curiosamente simile a torbiere scozzesi o irlandesi. Il caldo dell’estate continentale sembrava lontanissimo, eppure proprio in quei giorni gl’incendi divampavano nei dintorni di Lisbona, mentre in Italia il governo Draghi si preparava a soccombere alle successive elezioni anticipate.
Passato un valico e percorso un lungo rettilineo in discesa,
finalmente si vedevano da lontano le prime case di Santa Cruz, mentre alla
nostra destra sfilava una rada zona industriale in cui si notava un capannone
più grosso degli altri con una scritta: Central da baterias, Graciolica.
Poco dietro, all’interno dello stesso recinto, un parco fotovoltaico.
L’Azores Glider sarebbe potuto arrivare con un motore
funzionante da Toronto all’arcipelago portoghese malgrado la perdita di
carburante, se solo Piché e il suo giovane copilota avessero seguito le
procedure corrette dopo che gli strumenti di bordo molto prima dell’alba li
avevano avvertiti del consumo anomalo. Avrebbero potuto spegnere il motore con
la perdita e far passare il carburante residuo nell’ala senza perdita. Invece
hanno fatto il contrario: per bilanciare i pesi hanno spinto il carburante
verso il buco, fino a trovarsi completamente a secco sopra l’oceano.
Senza la spinta dei motori si è fermata anche la pressurizzazione
della cabina. Sono scese le maschere per l’ossigeno mentre Piché iniziava la
discesa in planata. L’unica fornitura elettrica residua del bestione
intercontinentale era affidata a un piccolo generatore eolico d’emergenza sotto
alla carlinga, sceso automaticamente per forza di gravità.
La mattina dopo l’arrivo a Santa Cruz mia figlia e io
abbiamo preso due bici a noleggio per esplorare l’isola. Un’ora più tardi, alla
fine di un ripidissimo strappo di salita, eravamo sul punto più alto di
Graciosa tra aerogeneratori in funzione. Un sentiero faceva il periplo di un
antico cratere vulcanico. Ma il vulcano attivo dell’isola è la caldeira do
Enxofre, più a Ovest, dove in una grande grotta echeggiano bolle di fanghi
sulfurei.
Le indagini dopo l’incidente AirTransat 236 hanno acclarato
che il potenziale disastro è stato causato prima da un errore di manutenzione e
poi dalla reazione sbagliata dei piloti alla perdita di carburante. Questo non
ha impedito a Robert Piché di essere da allora considerato un eroe, di ricevere
un premio dall’associazione internazionale dei piloti e di iniziare una
carriera parallela di conferenziere. Il giorno del suo ultimo volo prima della
pensione ancora i passeggeri gli chiedevano selfie e autografi. Che cosa strana
la vita, ha detto in un’intervista: un giorno finisci in galera, un altro temi
di morire e dopo un’ora ti chiamano eroe. Su di lui, oltre a decine di video di
ricostruzione dell’incidente più o meno accurati, è stato prodotto un film
biografico (Piché entre ciel et terre, disponibile su YouTube nella
versione originale in québécois).
Nel 2018 la società energetica Graciolica ha ordinato a
Wartzila e altre aziende tecnologiche le macchine per creare a Graciosa un
sistema di generazione elettrica e batterie in grado di funzionare al 100% con
fonti rinnovabili.
All’inizio del 2020 la nuova configurazione ha iniziato a ridurre
le ore di attivazione dei vecchi generatori diesel. Nel novembre dello stesso
anno l’intera isola ha funzionato per 150 ore consecutive al 100% con eolico e
fotovoltaico.
Chissà se l’Azores Glider è ancora intero, a parte i motori
e gli strumenti più preziosi che saranno stati subito cannibalizzati. Le sue
capacità di volare a vela come fosse un aliante di pochi quintali, testate per
la prima volta da Piché per salvare la vita sua e dei passeggeri, hanno
contribuito al prestigio di Airbus, oggi di gran lunga il più grande produttore
di aerei civili al mondo e un caso di successo di un’azienda globale
pianificata e incubata dall’Unione Europea. La sua divisione ZeroE dal 2020
sviluppa soluzioni per aerei a zero emissioni dannose con celle a combustibile
e motori elettrici, o con turbine direttamente alimentate a idrogeno.