martedì 22 gennaio 2013

D146 - Auto elettrica e ambiente


Questa puntata di Derrick approfondisce un'affermazione di Sergio Marchionne dello scorso 17 gennaio a un convegno organizzato da Quattroruote, lo storico mensile di Rozzano dedicato ai motori e di cui chi scrive possiede una collezione di intere annate.
Cos'ha detto Marchionne? Stando ai giornali che ho letto e allo stesso sito di Quattroruote, Marchionne ha liquidato l'auto elettrica dicendo che è un esercizio autolesionista sul piano economico e anche un danno ambientale. E ha motivato quest'ultimo punto da uno studio dello scorso autunno del politecnico di Trondheim, pubblicato sul Journal of Industrial Ecology e ampiamente analizzato, tra gli altri, da Leo Hickman sul blog del Guardian lo scorso ottobre.

Ebbene. Lo studio dice che l'impatto ambientale dei veicoli elettrici rispetto a quelli a combustione interna, in termini di emissione di gas-serra e soprattutto di inquinamento chimico, è migliore nella fase di utilizzo, e peggiore in quella di costruzione e smaltimento. Le auto elettriche come sono oggi infatti richiedono, per farle e smaltirle, processi industriali e in particolare metallurgici più complessi e costosi sul piano ecologico ed energetico. E le emissioni-serra possono essere nella fase di costruzione dei veicoli anche doppie di quelle di un veicolo tradizionale. Questo è il punto che, stando alle fonti che ho citato, Marchionne ha ripreso. Ma lo ha ripreso fuori dal contesto, attribuendolo all'intero ciclo di vita delle auto elettriche e quindi in modo come minimo fuorviante.
Lo studio afferma infatti che l'impatto complessivo sulle emissioni-serra di un veicolo elettrico è sensibilmente favorevole rispetto a un veicolo tradizionale, benché forme chimiche di inquinamento del processo di produzione e smaltimento siano invece più critiche per il veicolo elettrico.

Questi risultati in ogni caso dipendono grandemente dalle ipotesi. In particolare da quelle sulla durata utile dei veicoli e sul mix di fonti con cui si genera l'elettricità necessaria a produrre e, nel caso degli elettrici, a muovere i veicoli. Se un Paese fa elettricità da carbone o lignite, il vantaggio ambientale dell'auto elettrica viene eroso. Non quello però della delocalizzazione delle emissioni inquinanti rispetto alle zone densamente abitate, che non è oggetto diretto dello studio.

Infine, e questo lo aggiungo io, se il potenziale di fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale è maggiore per produrre elettricità che per produrre combustibili, l'auto elettrica è uno strumento fondamentale per una transizione a un'economia a bassa dipendenza dai combustibili fossili. In altri termini: se il modo di rendere disponibile l'energia del sole e del vento passa perlopiù attraverso l'elettricità e ha un potenziale vastissimo, allora serve una transizione verso l'elettricità delle utenze.

Derrick 146 su Radio Radicale

martedì 15 gennaio 2013

D145 - La decrescita dell'energia


Parlare di decrescita fino a qualche tempo fa significava schierarsi in un modo o nell'altro riguardo ad auspici per il futuro. Adesso, nell'energia italiana, significa parlare dello stato delle cose. I dati di Terna, il gestore della rete di trasmissione elettrica, ci dicono che i consumi di elettricità nel 2012 in Italia sono calati del 2,8% tornando ai livelli del 2004 con 325 TWh di richiesta. Il dato è ancora più netto se si tiene conto che il 2012 aveva un giorno lavorativo in più, e i cali più forti di Sardegna e Nord Ovest descrivono i minori consumi principalmente del settore manifatturiero.

Riguardo al gas non c'è ancora il dato di dicembre, ma nei primi 11 mesi del 2012 in Italia si è consumato il 4,7% in meno rispetto a un anno prima secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, malgrado il picco di freddo eccezionale dello scorso febbraio che portò a predisporre le procedure della cosiddetta "emergenza gas".

Dato ancora più forte è quello dei carburanti di origine petrolifera, calati nel 2012 secondo i dati preconsuntivi dell'Unione Petrolifera di circa il 10% rispetto all'anno prima.

Si consuma meno energia per la crisi economica, e perché iniziano a pagare gli investimenti in efficienza. E in questo contesto, c'è un aspetto un po' inquietante, che ha tutta l'aria di un circolo vizioso. Se si riduce così tanto l'imponibile delle accise sull'energia, lo Stato anche solo per mantenerne il gettito deve aumentare le aliquote. Nel caso di elettricità e gas, questo effetto riguarda non solo le accise, ma anche gli oneri di sistema delle bollette, che sono costi fissi spalmati sui sempre minori consumi.

Se è vero dunque che da più parti, compresa la Banca d'Italia, si ritiene che le accise siano una componente fiscale più virtuosa di altre, è anche vero che è un bel problema la loro sostenibilità con i consumi in calo. Calo che, d'altra parte, è anche un effetto virtuoso del principio "chi inquina paga" che sempre più l'impostazione europea attribuisce a questo tipo di tasse. Un tipo di tasse, quindi, che quando ottiene di modificare i comportamenti, ha bisogno di essere sostituito da un'altra tassa.

martedì 25 dicembre 2012

D143/144 - I numeri del World Energy Outlook 2012

Lo scorso venerdì 14 dicembre 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico ha ospitato nella sua sala degli arazzi in via Veneto a Roma una presentazione dell'appena uscita edizione 2012 del World Energy Outlook, il ponderoso e prezioso annuario mondiale dell'energia edito dall'International Energy Agency di Parigi, d'ora in poi IEA, agenzia partecipata dai paesi Ocse e con collaborazioni anche al di fuori dell'area Ocse.

A presentare l'annuario c'era il capo economista della IEA, Fatih Birol, e ad ospitarlo il ministro dello sviluppo economico Passera, il sottosegretario con delega per l'energia Claudio De Vincenti e il capo-dipartimento energia Leonardo Senni. Dipartimento che è autore, dopo anni di annunci mancati dei precedenti governi, del documento di strategia energetica nazionale attualmente in consultazione che ha incassato da Fatih Birol un convinto apprezzamento in apertura della sua relazione. La stretegia energetica nazionale proposta dal Governo italiano, ha detto Birol, va nella direzione giusta.

E come esempio ha citato l'accento dato all'importanza dell'efficienza energetica, e fatto un parallelismo con gli Stati Uniti. Se gli USA – ha detto Birol – stanno affrancandosi dalle importazioni di combustibili fossili, è anche grazie alle politiche di efficienza – in particolare sugli autoveicoli – messe in piedi dal governo Obama.
Gli USA hanno un ruolo importante nell'attualità dell'energia globale. Secondo l'outlook la loro capacità di produzione di petrolio aumenterà fino al 2020 grazie soprattutto alle risorse non convenzionali, rendendo gli USA nello stesso tempo anche il più grande produttore mondiale, e con prospettiva di diventare esportatore netto nel 2030. Mentre nel gas l'abbondanza statunitense ha portato i prezzi nazionali già oggi a un quinto di quelli europei e a un ottavo di quelli giapponesi.
Ma la nuova disponibilità di petrolio non è solo americana. Le prospettive irachene sono in particolare favorevoli a un aumento di produzione, così come quelle africane e brasiliane. Si prospetta insomma, come Derrick da tempo ritiene, un nuovo rinvio della tesi del picco globale di capacità produttiva del petrolio, il che non è una buona notizia per le prospettive dell'economia decarbonizzata.
[...]
Alessandro Lanza, ex capo economista dell'Eni, lo scorso 12 dicembre era al Politecnico di Milano per una relazione in cui io gli facevo da – come si usa dire – discussant, e ha ricordato che parlare di sostenibilità nell'uso delle fonti fossili è in senso stretto una contraddizione in termini, visto che prima o poi si è costretti a smettere di consumare una risorsa che non si riproduce.
Ma c'è anche un'insostenibilità fatta di incentivi perversi nell'economia delle fonti fossili. Gli aiuti economici a queste fonti – riporta l'Outlook – continuano ad aumentare e hanno superato al mondo il mezzo miliardo di dollari nel 2011, soprattutto a causa delle politiche in nord Africa e Medio Oriente. Sentite qua: il mondo sussidia le fonti fossili 6 volte di più di quanto sussidi le fonti rinnovabili di energia.
Politiche del genere, insieme a prospettive di prezzi relativamente bassi per olio e gas, non aiutano nemmeno l'efficienza energetica, che pure non è solo nell'agenda politica di Europa e Stati Uniti, ma anche della Cina, che punta a una riduzione della sua intensità energetica del 16% nel 2015. Gli scenari IEA proposti nell'Outlook 2012 confermano peraltro la visione dell'agenzia secondo cui gli investimenti già decisi e altri aggiuntivi in efficienza energetica si ripagheranno anzitutto grazie alla minor dipendenza dalle fonti fossili. Resta, come dicevo, l'incognita di quanto questi ritorni siano a rischio se le prospettive di scarsità economica di petrolio e gas si allontanano nel tempo.

In chiusura, provo a fare uno zoom all'indietro, visto che parliamo di relativa e temporanea abbondanza di energia. Sapete quante persone al mondo non hanno accesso all'energia elettrica? 1,3 miliardi.


Derrick 143 su Radio Radicale
Derrick 144 su Radio Radicale
Derrick video: spunti dalla bozza di strategia energetica nazionale (ott. 2012)