Nello schema del mercato
liberalizzato dell’energia, un ruolo fondamentale è quello dell’Autorità
indipendente, che da noi recentemente ha acquisito anche le competenze sul
servizio idrico, e che sulla base di una legge del ’95 ha compiti fondamentali
di regolazione anche tariffaria e di vigilanza rispetto alle aziende del
settore, e, insieme all’antitrust, di protezione dei consumatori. Come previsto
dalle norme UE, l’Autorità dev’essere autonoma dal Governo (questo a maggior
ragione è importante da noi dove l’esecutivo è azionista di controllo degli operatori
più grandi, e quindi si pone in permanente e grave conflitto tra l’interesse
d’azionista e la difesa della concorrenza).
Un'opera fotografata da Derrick alla Tate Britain di Londra il 16/8/2015 |
D’altra parte, se la logica è quella di far contribuire i soggetti sulla base
del lavoro che causano all’Autorità, è corretto che paghino anche quelli
(compresi i tantissimi piccoli dell’energia) che guadagnano poco o niente ma
che vanno comunque vigilati. Ma proprio in questa logica dovrebbe anche tenersi
massicciamente conto che i monopolisti nella gestione delle reti, i cui
guadagni dipendono pressoché interamente dalle tariffe stabilite dall’Autorità,
sono o dovrebbero essere i principali obiettivi del suo lavoro, e quindi dovrebbero
contribuire di più e non di meno come invece il criterio del fatturato comporta
su aziende tipicamente con alto rapporto redditività/fatturato come
Terna, Snam e le utility cittadine.
Dopo un lungo periodo di
aliquota di contribuzione fissa, quest’anno l’Autorità ne ha deliberato – in
accordo col Governo come prevede la legge – un aumento clamoroso, di quasi il
20% medio per le aziende energetiche, rispetto al valore precedente che
comportava un gettito di circa 55 milioni complessivi e, per la prima volta, ha
differenziato l’aliquota per i soggetti che svolgono attività in monopolio,
intervenendo positivamente, ma ancora poco, su quella distorsione cui accennavo
sopra.
Si tratta di una decina
di milioni in più di costo dell’Autorità, non poco, che sollevano secondo
Derrick almeno tre quesiti:
- Visto che dal bilancio dell’Autorità del 2016 risultano 7 milioni di trasferimento a favore del bilancio dello Stato, non stiamo forse assistendo a una tassa di fatto in vista di maggiori trasferimenti futuri?
- Rispetto a uno Stato centrale soggetto a tagli di spesa ormai costanti da anni, è corretto che le Autorità indipendenti non ricevano altrettanta pressione all’efficienza? O meglio: evitando tagli lineari distruttivi, non potrebbero le Autorità essere remunerate anche sulla base di parametri di successo, come la qualità dei servizi oggetto di regolazione (generalmente in aumento nell’energia italiana liberalizzata) e la capacità di rendere efficienti i soggetti concessionari di attività in monopolio, per esempio premiando la riduzione dello spread tra remunerazione del capitale investito ammessa in tariffa e tassi d’interesse di mercato?
- La stessa Autorità nella delibera di aggiornamento del contributo motiva il maggiore fabbisogno anche con l’espansione di attività nel settore idrico, che però - sempre secondo l'Autorità - ha minore capacità contributiva di quello energetico. Stiamo assistendo dunque a un sussidio incrociato tra settori? L’”acqua pubblica” sussidiata – in questa voce - dall’energia privata?
Link utili
- Legge istitutiva dell’Autorità dell’energia: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1995/11/18/095G0522/sg
- Bilancio Autorità 2016: http://www.autorita.energia.it/it/docs/17/284-17.htm
- Delibera di aggiornamento delle aliquote del contributo di funzionamento dell’Autorità dell’energia e dei servizi idrici: http://www.autorita.energia.it/allegati/docs/17/384-17.pdf
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