Illustrazione di Copilot |
L’11 aprile 2025 ha scritto una lettera piuttosto
cerimoniosa e tuttavia urgente in cui chiede agli operatori che forniscono
servizi di bilanciamento di anticipare le loro previsioni in modo da aver più
margini per gestire in sicurezza la rete elettrica francese in un contesto di
eccesso di produzione.
Ne hanno parlato Ugo Petruzzi su Révolution énergétique e anche
Staffetta Quotidiana in un articolo non firmato che ha anche pubblicato la
lettera di Rommel.
Ma com’è questa storia che l’eccesso di produzione è un
problema? E non si può semplicemente produrre un po’ meno?
Il fatto è che nella generazione elettrica non tutti gli
impianti hanno lo stesso livello di programmabilità e di flessibilità.
Le fonti che mostrano negli ultimi anni un boom in buona parte
del mondo, in particolare Cina ed Europa, sono il fotovoltaico e l’eolico,
molto competitivi ma non programmabili. Siccome hanno costi variabili bassissimi
perché non gli serve combustibile, conviene farli funzionare ogni volta che ci
sono sole e vento. Il resto del fabbisogno invece deve venire (in misura sempre
maggiore man mano che la quota di rinnovabili aumenta) da impianti flessibili
che possano modulare la produzione per essere complementari alle rinnovabili.
In altri termini: quando ho energia senza costi la uso, e il resto lo faccio
con impianti che usano il combustibile. Sempreché questi ultimi possano ridurre
la produzione con la prontezza e nelle quantità necessarie.
Se non sono in grado di farlo, occorre ricorrere agli
accumuli (per esempio riempire i bacini idroelettrici o caricare batterie) o
convincere qualche cliente a consumare di più cedendogli l’energia a un prezzo
particolarmente conveniente.
Quest’ultima cosa è successa proprio nei giorni scorsi in una
zona dell’Olanda, dove sperimentalmente si è offerta energia gratis ai clienti
in modo che i loro maggiori consumi equilibrassero un sistema con molto eolico,
fotovoltaico e idroelettrico non programmabile.
Ma la Francia non ha una penetrazione di fonti rinnovabili
tale da servire tutta la domanda nemmeno in ore con grande disponibilità di
sole e vento, dunque perché semplicemente non riduce la potenza degli altri
impianti?
Gli ascoltatori assidui di Derrick la risposta la sanno già:
perché il nucleare non è adatto a modulare la sua potenza quanto lo sono
invece, per esempio, gli impianti a gas. Così la Francia si trova in difficoltà
a bilanciare la rete malgrado la grande capacità di esportazione del sovrappiù
produttivo che le interconnessioni europee le permettono.
Più saranno le rinnovabili in Francia e in Europa, più sarà
un problema per la Francia gestire la rigidità della produzione nucleare, a
meno che non si doti di quantità di stoccaggio in misura proibitiva rispetto ai
paesi senza o con poco nucleare, cioè pressoché tutti gli altri.
Dei tanti, il più grosso punto debole delle nuove velleità nucleari italiane è proprio la scarsa capacità di convivenza tra nucleare e rinnovabili non programmabili (l’esatto contrario di quanto ripetono periodicamente anche alcuni ministri), che per essere risolta richiederebbe un ulteriore ricorso agli stoccaggi oltre a quelli già necessari per le rinnovabili, oppure grandi flessibilità da parte di consumatori di elettricità o calore. Cose i cui costi si aggiungerebbero a quelli già proibitivi del nuovo nucleare.
Link:
- Ugo Petruzzi su Révolution Énergétique (in francese): https://www.revolution-energetique.com/actus/les-exces-de-production-solaire-et-eolienne-font-souffrir-le-reseau-electrique-francais-selon-rte/
- Da Staffetta Quotidiana: https://www.staffettaonline.com/articolo.aspx?id=394878
- Un'altra puntata di Derrick sul nucleare in Francia è qui.
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