domenica 20 aprile 2025

Rigidità del nucleare francese (Puntata 668 in onda il 22/4/25)

Illustrazione di Copilot
Questa puntata si può ascoltare qui.

Sylvain Rommel è il direttore commerciale di RTE, il gestore della rete di trasmissione elettrica francese.

L’11 aprile 2025 ha scritto una lettera piuttosto cerimoniosa e tuttavia urgente in cui chiede agli operatori che forniscono servizi di bilanciamento di anticipare le loro previsioni in modo da aver più margini per gestire in sicurezza la rete elettrica francese in un contesto di eccesso di produzione.

Ne hanno parlato Ugo Petruzzi su Révolution énergétique e anche Staffetta Quotidiana in un articolo non firmato che ha anche pubblicato la lettera di Rommel.

Ma com’è questa storia che l’eccesso di produzione è un problema? E non si può semplicemente produrre un po’ meno?

Il fatto è che nella generazione elettrica non tutti gli impianti hanno lo stesso livello di programmabilità e di flessibilità.

Le fonti che mostrano negli ultimi anni un boom in buona parte del mondo, in particolare Cina ed Europa, sono il fotovoltaico e l’eolico, molto competitivi ma non programmabili. Siccome hanno costi variabili bassissimi perché non gli serve combustibile, conviene farli funzionare ogni volta che ci sono sole e vento. Il resto del fabbisogno invece deve venire (in misura sempre maggiore man mano che la quota di rinnovabili aumenta) da impianti flessibili che possano modulare la produzione per essere complementari alle rinnovabili. In altri termini: quando ho energia senza costi la uso, e il resto lo faccio con impianti che usano il combustibile. Sempreché questi ultimi possano ridurre la produzione con la prontezza e nelle quantità necessarie.

Se non sono in grado di farlo, occorre ricorrere agli accumuli (per esempio riempire i bacini idroelettrici o caricare batterie) o convincere qualche cliente a consumare di più cedendogli l’energia a un prezzo particolarmente conveniente.

Quest’ultima cosa è successa proprio nei giorni scorsi in una zona dell’Olanda, dove sperimentalmente si è offerta energia gratis ai clienti in modo che i loro maggiori consumi equilibrassero un sistema con molto eolico, fotovoltaico e idroelettrico non programmabile.

Ma la Francia non ha una penetrazione di fonti rinnovabili tale da servire tutta la domanda nemmeno in ore con grande disponibilità di sole e vento, dunque perché semplicemente non riduce la potenza degli altri impianti?

Gli ascoltatori assidui di Derrick la risposta la sanno già: perché il nucleare non è adatto a modulare la sua potenza quanto lo sono invece, per esempio, gli impianti a gas. Così la Francia si trova in difficoltà a bilanciare la rete malgrado la grande capacità di esportazione del sovrappiù produttivo che le interconnessioni europee le permettono.

Più saranno le rinnovabili in Francia e in Europa, più sarà un problema per la Francia gestire la rigidità della produzione nucleare, a meno che non si doti di quantità di stoccaggio in misura proibitiva rispetto ai paesi senza o con poco nucleare, cioè pressoché tutti gli altri.

Dei tanti, il più grosso punto debole delle nuove velleità nucleari italiane è proprio la scarsa capacità di convivenza tra nucleare e rinnovabili non programmabili (l’esatto contrario di quanto ripetono periodicamente anche alcuni ministri), che per essere risolta richiederebbe un ulteriore ricorso agli stoccaggi oltre a quelli già necessari per le rinnovabili, oppure grandi flessibilità da parte di consumatori di elettricità o calore. Cose i cui costi si aggiungerebbero a quelli già proibitivi del nuovo nucleare.

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