| Illustrazione di Paolo Ghelfi |
Parla di una sorta di riflusso di scuole e università,
soprattutto nei paesi ricchi, contro l’uso delle tecnologie digitali in classe.
Non solo per evitare che si bari agli esami scritti, ma anche per interrompere
la continua distrazione che deriva dai dispositivi. Justin Reich, direttore
all’MIT del Teaching Systems Lab, dice che da ampie ricognizioni negli USA
emerge che sistematicamente nelle high school e perfino al college i compiti a
casa sono fatti dagli studenti con sistemi automatici. Chi vi parla si
arrischia a confermare che da noi è lo stesso.
Diverse scuole, scrive l’Economist, stanno riadottando per
reazione perfino carta e penna e chiedono lavori scritti a mano. Almeno
l’apprendimento dell’amanuense così dovrebbe arrivare, commento io.
Ma torniamo all’Economist: anche i genitori, scrive, sono
spesso d’accordo sul ritorno a classi vecchio stile, ma talvolta sono gli
istituti scolastici a non poterselo più permettere perché i metodi di verifica
tradizionali, come gli esami orali, richiedono troppo personale docente, mentre
cavarsela con prove scritte magari da fare a casa in forma di presentazioni
Power Point è più semplice. Lo stesso vale per classi di dimensioni
sufficientemente piccole a rendere l’interazione possibile e in grado di coinvolgere
tutti gli allievi: richiedono più insegnanti, e capaci di farlo.
Insomma, nell’era dell’AI che efficientizza, tornare alla
didattica tradizionale, diciamo così, significa spendere di più, e non tutti se
lo possono permettere. Il che fa il paio alla triste tendenza, non difficile da
osservare, per cui i genitori con meno risorse finiscono per abbandonare i
figli a un uso più massiccio del cellulare. E il problema non è internet in sé,
naturalmente, bensì il modo diabolico con cui le varie piattaforme, anche
usando protocolli di intelligenza artificiale, ci imbottiscono di serie
ininterrotte di minivideo che sembrano studiati per inertizzarci e farci bere
uno spot pubblicitario ogni trenta secondi. (Tra parentesi, non ho mai capito
perché le pubblicità, già infestanti di loro, debbano anche essere così idiote.
Più volte io da utilizzatore ho accettato di far accedere i vari Google a
informazioni più vaste sulle mie interazioni sperando poi di essere trattato
non più come un cretino, ma non ha funzionato).
Tra i genitori, sono quelli più benestanti e istruiti a
desiderare meno tecnologia in classe, afferma Anne Maheux dell'Università della
Carolina del Nord a Chapel Hill. Un rapporto del Pew Research Centre di
dicembre 2024 ha rilevato che negli USA il 58% degli adolescenti ispanici e il
53% di quelli neri dichiaravano di essere quasi costantemente connessi a
internet, rispetto al 37% degli adolescenti bianchi.
Un digital divide al contrario, commenta l’Economist.
“Forse la cosa migliore che possiamo fare oggi in classe è
dare ai giovani il dono di un tempo senza distrazioni”, chiosa Reich dell’MIT.
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