Nei giorni scorsi uno
scoop del Wall Street Journal ha annunciato la presunta intenzione della
Commissione Europea di introdurre fortissimi dazi sull'import di pannelli
fotovoltaici extracomunitari, perlopiù quelli cinesi per i quali l'Europa
rappresenta la maggioranza assoluta del fatturato.
Se confermati, i dazi
aumenterebbero il prezzo di equilibrio dei pannelli in Europa, bruscamente
interrompendo un trend di diminuzione che fa (o faceva) presagire una futura
non troppo lontana capacità economica dei produttori di energia fotovoltaica
europei di competere sui mercati elettrici senza più bisogno di aiuti.
L'Europa, alcuni Paesi
in particolare, hanno fatto una scelta industriale enorme di sviluppo di questo
settore, portando la Germania a diventare di gran lunga il più grande produttore
al mondo di elettricità fotovoltaica (con una capacità installata pari a circa 30
centrali convenzionali di grande dimensione e una produzione di energia pari
grosso modo a 5). L'Italia dal canto suo è il numero due, con circa la metà dei
megawatt rispetto alla Germania. Una scelta per la quale, almeno in questa dimensione,
era impossibile non ricorrere a sussidi pagati in bolletta.
Sussidi che però si
stanno nel frattempo rivelando insostenibili, e, come abbiamo visto la volta scorsa qui, hanno portato sia in Germania sia in Italia a pressioni, di
successo, per esentarne gli oneri alle aziende energivore, violando in senso
lato il principio europeo del "chi inquina paga", e con la spada di
Damocle della stessa UE che dovrà decidere se queste esenzioni siano aiuti di
Stato.
Provo a ricapitolare: la
generazione elettrica fotovoltaica europea costa ancora molto in termini di
sussidi. E ha prodotto un boom dell'import di materiale cinese. Questo sta
producendo per reazione un'ondata protezionistica il cui effetto aumenterebbe i
costi fissi del megawattora fotovoltaico e ancora più necessari gli incentivi,
che già adesso sono insostenibili.
Nel frattempo, le
centrali convenzionali chiedono anche loro sussidi perché hanno visto la quota
di mercato abbattuta proprio dall'effetto degli aiuti alle centrali
rinnovabili.
Una conclusione che mi
sento di fare allora è questa:
- Se metti un
sussidio crei anche distorsioni inattese che portano alla richiesta di contro-sussidi.
-
Se basi
un'industria sui sussidi, cioè soldi dei contribuenti quand'anche sotto forma
di pagatori di bollette, inevitabilmente sorge il problema politico di
accettare che quei soldi finiscano all'estero.
Stessa conclusione in
versione stringatissima: sussidi chiamano sussidi, sussidi chiamano
protezionismo.
Il costo energetico per produrre i pannelli fotovoltaici (che sono molto energivori) è molto più basso in Cina che nei paesi occidentali. Pertanto, se non si vogliono introdurre i dazi, occorre armonizzare le politiche energetiche , e magari anche quelle ambientali e sociali. Non so se l'occidente ha la volontà e la forza per portare avanti questa politica di maggiore equità - o se preferisce gli attuali escamotage.
RispondiEliminaOccorre anche capire qual è effettivamente l'EROEI del fotovoltaico, che non è semplice da valutare. In Aspo c'è stato un vivace scontro su questo. In effetti un EROEI di poche unità non sarebbe sufficiente a garantire un'efficace transizione.
Grazie. Per favore aggiornaci su dati Eroei (rendimento in termini energetici dell'investimento) fotovoltaico man mano che hai elementi.
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