Ricorderete la recente
Strategia Energetica Nazionale (che qui abbiamo visto nelle puntate da 153 a 155), il primo documento con
una visione integrata di medio periodo delle azioni pubbliche in campo
energetico dai tempi dell'Enel ente pubblico. Alcuni suoi detrattori lo
ritengono un testo ininfluente. Dal punto di vista formale, se da un lato la
Strategia ha attraversato un processo consultivo pubblico, dall'altro non c'è
stata alcuna sua ratifica parlamentare che possa renderla vincolante anche per
i governi successivi a quello Monti che l'ha partorito.
Per questo è
significativo l'intervento del neoministro per lo Sviluppo Economico Zanonato,
che all'assemblea di Confindustria della scorsa settimana ha citato la
Strategia Energetica del governo Monti come faro anche per l'azione di questo
esecutivo. Ciò fa il paio con la conferma del sottosegretario Claudio De
Vincenti, che con Passera aveva la delega all'energia, e che in una recente
intervista all'agenzia Agi preannuncia continuità e rivendica i risultati del precedente
governo.
L'obiettivo resta, dice De Vincenti, quello di puntare all'energia più
economica possibile grazie a più sviluppo e più integrazione anche fisica dei
mercati.
Un risultato notevole già ottenuto è l'allineamento del prezzo
all'ingrosso del gas in Italia a quello centroeuropeo, che prossimamente avrà
effetti positivi anche sulle bollette domestiche a prezzo standard stabilito
dall'Autorità per l'energia, la quale ha recentemente deciso di agganciarlo non
più al prezzo di importazione dei contratti a lungo termine, ma a quello all'ingrosso
europeo.
Ma proprio in
quest'ambito arriva una nota stonata, evidenziata da un articolo di Gionata Picchio sul Fatto Quotidiano e su
Staffetta Quotidiana, poi ripreso da un altro su Quale Energia. Si tratta di questo: anche i prezzi
a cui si remunera l'energia (verde e non) sussidiata dal vecchio meccanismo
cosiddetto CIP6 (costata ancora più di 3 miliardi nel 2011) hanno una
componente agganciata al combustibile.
Una deliberazione dello scorso dicembre dell'Autorità per
l'energia suggerì al Governo di valorizzare questa componente
basandosi sul più economico mercato all'ingrosso del gas, anziché sui contratti
di importazione di lungo periodo, con un possibile risparmio di circa mezzo
miliardo all'anno.
Il ministero dello Sviluppo Economico, però, con un decreto del 24 aprile, ha perpetuato per l'intero 2012 il sistema precedente
mantenendo più alto il sussidio agli impianti che ancora godono dei vecchi
generosi incentivi CIP6. L'alternativa, secondo i critici di questa decisione, avrebbe potuto essere l'utilizzo del prezzo che scaturisce dal mercato del bilanciamento, già disponibile dalla primavera del 2012.
Forse la modifica avrebbe
potuto configurarsi come una lesione di diritto contrattualmente acquisito? A
mio parere no, perché il criterio della remunerazione del costo evitato del
combustibile previsto nella disciplina del CIP6 resterebbe integro,
semplicemente ci si riferirebbe a un nuovo indice – riferito al mercato spot del
gas – che al tempo di istituzione del CIP6 non esisteva.
Di nuovo torna il tema della salvaguardia dei "diritti acquisiti". Che verosimilmente verrà usato dai
beneficiari di sussidi a fonti rinnovabili, impianti questi ultimi del resto ben
più recenti e funzionali all'attuale politica energetica rispetto ai CIP6, per evitare un
ridimensionamento dei loro diritti economici.
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