Poco più di un anno fa Derrick
si è occupato dei sussidi incrociati che si annidano nelle tariffe elettriche.
Riassumo il contesto: prima delle liberalizzazioni i prezzi del gas e
dell'elettricità erano anche una leva di politica industriale, e venivano
controllati direttamente da agenzie governative. Poi sono arrivati i mercati.
Ma le bollette attuali hanno ancora componenti di remunerazione dei costi di sistema
tra cui i costi dei sussidi alle rinnovabili e delle reti. Componenti fissate dal
regolatore e che non si ripartiscono uniformemente, bensì favoriscono alcune
categorie di clienti a spese di altre. Un sistema che ho in passato definito
parafiscalità perché è mosso da considerazioni di redistribuzione tipiche del
sistema fiscale.
Vedemmo al tempo sempre
su Derrick che questa parafiscalità ha favorito fin qui i grandi consumatori elettrici
industriali, grazie alla degressività con cui si applica la contribuzione agli
oneri di sistema, che a fine 2013 varranno circa 13 miliardi annui. E in
particolare hanno favorito alcuni settori e ubicazioni industriali di cui si
sono occupate le norme cosiddette Salva Alcoa, poi condannate dalla corte di
Giustizia europea che le ha considerate aiuti di Stato e che nel 2009 valevano circa
300 milioni all'anno.
La stessa UE sta
indagando per sospetto aiuto di stato illegittimo anche in Germania, dove
recentemente è stato applicato un meccanismo di esenzione dei grandi
consumatori degli oneri per finanziare i sussidi alle fonti rinnovabili.
Perché tutto ciò è di
particolare attualità? Perché uno degli ultimi atti del precedente ministero
dello Sviluppo Economico prevede sconti per clienti elettrici energivori di
taglia non enorme. Clienti che fino ad oggi non beneficiavano delle condizioni
che ho descritto sopra, ma per i quali la bolletta elettrica incide fortemente
rispetto al fatturato. Ci sono quattro classi di incidenza, la più intensa
delle quali dà diritto a uno sconto del 60% sugli oneri. Si tratta di un
intervento del valore di circa 600 milioni/a, che tende a correggere una
situazione che vedeva in Italia le grandissime aziende pagare l'elettricità
meno che, per esempio, in Germania, ma le medie aziende quand'anche energivore molto
di più.
Bene dunque. Ma c'è un problema.
Questo intervento non annulla i sussidi specifici a favore dei
consumatori-giganti. Semplicemente aumenta la platea dei sussidiati, e riduce
quella dei sussidianti, di cui fanno sempre parte le famiglie. Il tutto, in un
contesto di consumi in contrazione. Sempre meno clienti, e con sempre meno
consumi su cui spalmare l'onere, finanzieranno quindi un numero sempre maggiore
di sussidiati.
Un sistema che
difficilmente può sostenersi a lungo salvo una riduzione degli oneri da
suddividere.
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