L'ultima volta parlavamo della guerra dei sussidi nell'energia.
Quelli alle
fonti rinnovabili, soprattutto al fotovoltaico, hanno avuto successo
nell'indurre un boom di produzione superiore alle aspettative ma adesso costano
cari, e hanno messo fuori mercato alcune delle centrali elettriche tradizionali
che ora chiedono anch'esse aiuti. Anche i consumatori energivori dal canto loro
chiedono e ottengono sconti sul conto a loro carico dei sussidi, in Italia e
Germania.
Le novità questa
settimana sono che la Grecia ha deciso una riduzione retroattiva dei sussidi al
fotovoltaico di oltre il 40% (ma con differenze a seconda dei tipi di impianto)
per gli impianti più recenti.
È accettabile cambiare le carte in tavola in
questo modo?
Di certo significa
modificare le prospettive di ritorno di un investimento rispetto a quando
l'investimento è stato deciso. Ma se cambiare in questo modo è tabù, dovrebbero
esserlo anche, per esempio, tutte le riforme fiscali che si applicano alle
aziende esistenti che avrebbero potuto confidare sul sistema di tassazione
vigente in passato.
Altra novità interessante è una presa di posizione del CEER, il council dei regolatori energetici europei,
che riguardo ai sussidi a determinate fonti d'energia scrive che occorre stare
attenti agli effetti che questi hanno sui funzionamenti del mercato nel suo
complesso. I sussidi infatti non solo generano distorsioni tra una tecnologia e
l'altra, in parte desiderabili in parte impreviste, ma possono anche
danneggiare la funzionalità del mercato e compromettere l'adeguatezza di
capacità di produzione elettrica. Che è, fuori dal gergo tecnico, la
disponibilità di sufficiente potenziale di generazione elettrica per rendere il
sistema sicuro in ogni condizione ragionevolmente possibile.
Non credo che al CEER
ascoltino Derrick, ma si tratta di una conferma della mia conclusione di
martedì scorso: i sussidi hanno effetti a catena, tendono a produrre effetti
collaterali per curare i quali si invocano altri sussidi, fino a compromettere
ciò che c'è di buono in un mercato efficiente.
Questi effetti negativi
di natura economica naturalmente riguardano tutti i sussidi. Ricorderanno gli
ascoltatori che in passato abbiamo trattato anche di quelli alle fonti fossili,
che dalla loro non hanno nemmeno la motivazione ambientale.
Tornando al solare, altro
aggiornamento della settimana è un articolo sul Sole 24 ore del 16 maggio di
Rita Fatiguso, che aggiorna sui crescenti problemi di Suntech, grande
produttore cinese di pannelli fotovoltaici messo in ginocchio dal calo degli
ordini legato alle prospettive di minori sussidi futuri, di crescente
protezionismo da Europa e America, e da guai interni all'azienda.
Ebbene: il lato buono di
importare pannelli dalla Cina potrebbe essere che almeno i relativi sussidi per crisi
industriale sono pagati in loco. Battutaccia.
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