I terremoti del versante
Ovest dei monti Sibillini di ottobre [2016] culminati nella violentissima
scossa del 30 mattina hanno avuto la piccola fortuna di avvenire in prossimità
della presentazione alle Camere e all’Unione Europea del disegno di legge di
bilancio 2017, che rafforza notevolmente gli sconti fiscali per gl’investimenti
in riqualificazione anche antisismica degli edifici nelle zone di rischio 1,2,3
(quindi anche l’intera Roma, per esempio, è inclusa).
Una vista serale da un palazzo di piazza Venezia a Roma (Foto di Giosetta Ciuffa) |
Lo strumento è sempre
quello della detraibilità parziale dall’IRPEF delle spese sostenute, in rate
annuali e con un ammontare massimo. Ma sono i livelli e le condizioni a essere
stati innovati, con un criterio comune sia per la riqualificazione energetica
che per quella antisismica, cioè l’aumento dei vantaggi e della durata della
vigenza del beneficio per gli interventi nelle parti comuni degli edifici.
Anche i tetti massimi di spesa detraibile sono aumentati rispetto al passato, e
dipendono dall’efficacia dell’intervento. Nel caso di forte miglioramento della
resistenza ai sismi (-2 classi di rischio), la detrazione può raggiungere l’85%
delle somme se le ristrutturazioni interessano parti comuni degli edifici, su
un massimo di spesa elevato a 96000 Euro per ogni unità immobiliare, più del
doppio rispetto agli interventi di riqualificazione energetica. La cosa
ulteriormente interessante è che la detrazione si svolge in 5 anni e non 10
come per gli altri interventi che non interessano la resistenza ai sismi.
Dunque, tenendo conto degli
attuali tassi di interesse, del breve lasso di tempo di rientro e
dell’ammontare della detrazione, si può dire che gli edifici possano essere
messi in sicurezza quasi del tutto a spese dello Stato.
E se lo fanno tutti?
Sospetto però che se in
tanti usufruissero di questi vantaggi difficilmente lo stesso Stato potrebbe
onorarli. Se mezzo milione di edifici di dieci appartamenti venissero
ristrutturati nel 2017 per migliorarne drasticamente la resistenza ai
terremoti, i proprietari acquisirebbero il diritto a sconti fiscali complessivi
fino a oltre 400 miliardi, di cui più di 80 esigibili già con la dichiarazione
dei redditi 2018, pari a oltre la metà dell’intera spesa sanitaria pubblica
annuale.
È anche vero che se per
lo Stato la spesa per una simile mobilitazione sarebbe proibitiva, lo sarebbe
di più anticipare le cifre per i privati. Il che è uno dei motivi principali
per cui fino a ora il meccanismo delle detrazioni per le spese edilizie e di
efficientamento ha funzionato perlopiù per interventi modesti, non strutturali
e nei singoli appartamenti.
Cessione del credito?
La proposta di legge di
bilancio del Governo affronta il problema prevedendo la possibilità di cedere
il credito delle future detrazioni a chi svolge i lavori o a privati, ma
esplicitamente vieta di farlo verso intermediari finanziari. La ratio di questo
strano divieto mi sfugge, e mi sembra anche incoerente con quanto lo stesso
Governo aveva ipotizzato con il cosiddetto “piano periferie”, di cui ha parlato
a Derrick il presidente dell’Enea, che addirittura prevedeva una garanzia
pubblica per gli istituti di credito che anticipassero i costi delle
ristrutturazioni agli edifici.
In ogni caso, il fisco
decisamente sembra voler fare la sua parte per la messa in sicurezza
conservativa degli edifici. Resta la grande assente: un’iniziativa per la
demolizione e ricostruzione.
Link
Derrick sugli incentivi fiscali all'efficienza energetica 2016 (poi modificati con la legge di bilancio 2017)
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