Si è tenuto, come
dicevamo nella scorsa puntata, il G7 energia il 9 e 10 aprile 2017 a Roma.
Ponte di barche sul Po di Goro fotografato da Derrick nel 2011 |
Vediamo qualche punto specifico dalla relazione del G7.
Il nodo fondamentale è la
presa di posizione sugli obiettivi di decarbonizzazione di cui
agli accordi di Parigi
e Marrakech (i quali prevedono la stabilizzazione delle emissioni climalteranti
e il contenimento dell’aumento di temperatura sotto i 2 gradi rispetto a all’era
preindustriale). Gli Stati Uniti hanno affermato di non essere in grado di
confermare l’impegno, il che prelude direi alla violazione dei relativi accordi
e qualifica gli USA, almeno fino a diversa decisione, come Stato-canaglia
ambientale.
Chiarita la grana, il
documento procede con le sue belle parole (ma un po' buttate lì senza molte considerazioni sui legami tra gli obiettivi e sugli strumenti per attuarli) riguardo alla “resilienza”
del sistema energetico, alla diversificazione delle fonti, agli investimenti in
energie pulite (“clean”) e intelligenti (“smart”).
In termini di
decarbonizzazione, una volta affermato il disimpegno americano, non mancano gli auspici a sviluppare le tecnologie di cattura riuso e
stoccaggio dell’anidride carbonica, tecnologie con prospettive di costi molto
maggiori rispetto a quelli necessari a contenere le emissioni. Auspici quindi velleitari, perché non si capisce il motivo per cui un paese (gli USA) non disposto a impegnarsi nel contenimento dovrebbe svenarsi nella costosissima cattura e stoccaggio.
Se è vero, come Derrick crede, che gli incentivi (o disincentivi) economici sono importanti nell’orientare
investimenti e scelte di consumo, sono felice di vedere che non manca nel
documento dei sette l’impegno (già preso in altri contesti peraltro) a eliminare
i sussidi “inefficienti” alle fonti energetiche fossili.
Benché la parola “inefficienti”
servirà quasi di sicuro a rendere l’impegno opinabile, sarebbe comunque una bella
notizia se almeno il nostro Governo fosse credibile in questo obiettivo.
Ebbene, se solo un paio
di mesi fa è uscito il fondamentale “catalogo” dei sussidi ambientalmente
favorevoli e sfavorevoli del ministero dell’ambiente, che auspica l’eliminazione
di tutti i sussidi sfavorevoli all’ambiente, costituiti soprattutto da sconti
fiscali, fa invece cadere le braccia il fatto che l’appena uscito DEF non ne faccia
parola, almeno non nelle 156 pagine del tomo principale né in quello dedicato alle riforme.
(Se mi sono perso invece
per mia colpa o ignoranza un impegno del ministero dell’economia in tal senso,
sarò strafelice di parlarne nella prossima puntata e invito chiunque sia in
possesso di informazioni rilevanti a renderle disponibili a Derrick).
La frecciata pasquale conclusiva
di Derrick è però di nuovo per il Governo USA. Il documento del G7 energia, tra
le altre forme di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, auspica
lo sviluppo dei transiti internazionali via nave di gas naturale liquefatto. Su
cui proprio gli statunitensi stanno investendo in infrastrutture preparandosi a
invadere di navi gasiere perlomeno il mercato asiatico con possibili
conseguenze anche per quello europeo. Ebbene: come si concilia quest’obiettivo con
il neo protezionismo? Gli USA che fino a recentemente vietavano per legge le
proprie esportazioni petrolifere, intendono ora accrescere il nuovo ruolo d’esportatore
proprio mentre chiudono all’import di merci?
Forse lo stesso G7 energia era un'occasione per aggiungere alle belle parole anche qualche nota critica rispetto allo strabismo americano.
Forse lo stesso G7 energia era un'occasione per aggiungere alle belle parole anche qualche nota critica rispetto allo strabismo americano.
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