domenica 7 giugno 2020

Riallocazione dei fattori post-covid (Puntata 440 in onda il 9/6/20)

Notte a Regensburg
(diritti riservati Derrick Energia)
Alcune aziende hanno già annunciato che i loro impiegati lavoreranno da casa per l’intero anno.

Quanti di questi servivano proprio a garantire il funzionamento della logistica d’ufficio?
Qui a Derrick abbiamo già sostenuto che la vita post-covid sarà diversa da quella precedente, ora che la sperimentazione forzosa del lavoro a distanza ha reso questa opzione popolare.
Ho visto un gestore di spazi di coworking prevedere che i suoi servizi diventeranno comuni tra lavoratori a distanza che non vogliano starsene necessariamente a casa: magari saranno le stesse aziende a distribuire voucher per luoghi di coworking anziché pagare l’affitto di uffici.
Sappiamo che alcuni settori si contrarranno, per esempio quello del trasporto aereo sulle tratte business. Non solo Alitalia, anche Air France-KLM e Lufthansa sono state salvate con soldi pubblici. I lavoratori dipendenti in Italia sono stati protetti dalle norme che vietano i licenziamenti economici fino a metà agosto, associate a forme di salvaguardia economica per le aziende. Ma un po’ del prolungamento del lavoro a distanza ben oltre la “fase 1” potrebbe anticipare il desiderio delle stesse aziende di riconfigurarsi e licenziare una parte del personale, magari per assumerne altro con diverse caratteristiche.

“Nessun’azienda in salute deve andare in bancarotta a causa del virus” ha sostenuto il ministro tedesco dell’economia. Malgrado la commissaria UE per la concorrenza abbia detto che le regole sugli aiuti di Stato sono solo alleggerite e non sospese, misure di Stati UE di supporto pubblico alle aziende per un valore complessivo pari al PIL italiano erano state già autorizzate dalla Commissione a fine maggio 2020. Molte inevitabilmente mirate alla semplice difesa dell’industria locale anche rispetto alla concorrenza interna UE.

Quanto pagheremo questo, da consumatori, in termini di minore efficienza del mercato unico? Quant’è elevato il rischio che, impiegato mezzo secolo per costruirlo, si possa perdere in breve il lavoro fatto per questo mercato?

Se il virus è un momento di riorientamento dell’economia su tanti settori, proteggere le aziende indiscriminatamente può impedire una rapida riallocazione di risorse (soprattutto del lavoro) verso settori o modalità produttive più promettenti nel nuovo scenario. Evitare i fallimenti serve a limitare che troppi capitali diventino subito inesigibili, ma tenere artificialmente in vita tutte le aziende non aumenta le probabilità che quelle non più competitive possano creare in futuro il valore per ripagare azionisti e banche. Anzi, potrebbe in molti casi prolungare la dissipazione di capitale.
Alcune delle misure del decreto rilancio mi sembra vadano nella direzione giusta quando prevedono per esempio aiuto al trasferimento tecnologico per le startup. Ma se le aziende esistenti vengono sussidiate per non contrarsi, ci vorrà più tempo perché alle startup arrivino anche i capitali e le persone necessarie per crescere.


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