Un rotore minieolico visto da Derrick nei dintorni di Camugnano (BO) |
Un utile articolo di Luca Pagni su Repubblica del 23 luglio 2020 evidenzia i risultati record delle fonti rinnovabili per la produzione
elettrica in Europa nel primo semestre dell’anno, che attestano sia l’Italia
sia l’Unione (naturalmente con molte differenze tra Paesi) a una penetrazione
di circa il 40%.
Si tratta di numeri in parte aiutati dalla crisi, perché
quando i consumi ristagnano o si abbassano la quota di produzione rinnovabile
cresce (solare e eolico funzionano ogni volta che c’è disponibilità, mentre le
centrali fossili quando non servono a coprire la domanda o a stabilizzare la
rete vengono spente).
Ma qual è il trend più in generale? Se guardiamo all’Italia,
gli investimenti in rinnovabili oggi sono nettamente inferiori a quelli necessari
per gli obiettivi nazionali nell’ambito del quadro UE, che prevedono al 2030
per il nostro Paese una produzione elettrica rinnovabile di oltre il 50% e una
riduzione di emissioni-serra di un terzo rispetto al 1990. Il rischio è quindi
che quando l’economia e i consumi ripartiranno – e per gli stessi obiettivi
citati i consumi elettrici dovranno aumentare la propria quota rispetto a
quelli di altre forme di energia – la penetrazione delle rinnovabili si riduca
sensibilmente, anche a causa della senescenza degli impianti oggi in funzione
(anche le rinnovabili invecchiano).
Perché gli investimenti in Italia non stanno dietro agli obiettivi? La risposta è
soprattutto nella governance complessa e restrittiva delle autorizzazioni e
nell’inefficienza della burocrazia. Sotto l’aspetto dei costi, invece, i
segnali sono incerti: da un lato fotovoltaico eolico e geotermico sono sempre
più economici ed efficienti, dall’altro i costi dei combustibili fossili si
sono anch’essi abbassati rendendo più competitive le fonti convenzionali, che in
più – in Italia e nel mondo – si avvantaggiano di un sistema di incentivi
fiscali che come sappiamo qui a Derrick superano per l’Italia quelli
vantaggiosi.
La conclusione? La penetrazione delle rinnovabili in era
Covid è un dato significativo ma effimero se gli investimenti in nuova capacità
di generazione rinnovabile non ripartono con la forza necessaria. Il potenziale per queste fonti esiste (vd. link sotto con le valutazioni di quello
dell’eolico secondo l’analisi di ANEV – associazione energia del vento) ma servono
riforme della governance autorizzativa e della pubblica amministrazione per sfruttarlo,
e anche una riforma fiscale “green” che approfitti dei prezzi bassi delle fonti
fossili e delle risorse disponibili dal piano di aiuti UE per disintossicarci
dai sussidi alle fossili garantendo nel contempo una prospettiva ai settori che
ne saranno colpiti, per esempio con piani di riconversione dei cicli
produttivi. È una sfida enorme, che ha bisogno di tutti gli strumenti
disponibili, e da cui dipende la capacità di Italia e Europa di restare leader
di innovazione e di bellezza.
Link
- Studio ANEV sul potenziale eolico in Italia: https://www.anev.org/services/italia-2030/
- Derrick sui sussidi alle fonti fossili e in generale dannosi all'ambiente:
http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Catalogo%20dei%20sussidi%20dannosi%20all%27ambiente
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