martedì 1 settembre 2020

Paris Saclay (Puntata 450 in onda il 1/9/20)

Ho l’impressione che ci sia una contraddizione tra le dichiarazioni rassicuranti del Governo rispetto alla riapertura delle scuole e i piani di istituti che invece si preparano a riaprire con una limitazione delle ore di lezione frontale, dopo che i più disparati esperti ci hanno spiegato che le lezioni a distanza svantaggiano soprattutto gli allievi più deboli in termini di competenze già acquisite e preparazione al digitale, rendendo quindi la scuola di fatto classista, oltre che meno efficace.

Vorrei tentare con Derrick di raccogliere le voci dei dirigenti scolastici che ritengano di non essere messi in condizioni per una riapertura completa, per poi invitare il MIUR a dire la sua sempre in questo spazio. La mail a disposizione per i dirigenti, o presidi come eravamo abituati a chiamarli, è derrick.energia@gmail.com.

Nel frattempo, cito una notizia da Parigi dell’Economist della settimana scorsa. Il Governo francese ha messo in atto – in parte secondo l’autore dell’articolo anche come risposta post gilets jaunes alla percepita elitarietà del sistema francese delle grandi scuole superselettive – un processo di aggregazione delle università pubbliche che ha prodotto tra l’altro “Paris Saclay”, una grande università con 9000 tra docenti e ricercatori e 48.000 studenti. Specializzata in materie scientifiche è stata lanciata solo quest’anno con l’obiettivo di essere l’MIT di Francia e secondo il Shanghai world University ranking – scrive l’Economist - è già al quattordicesimo posto nel mondo e al terzo in Europa dopo Cambridge e Oxford.

Al di là dell’affidabilità di questa classifica, quel che mi sembra interessante del caso francese è che investire in conoscenza si può. E visto che ci stiamo indebitando in modo drammatico, che questo debito corrisponda a investimenti in capitale umano potrebbe essere forse l’unico modo per sperare di ripagarlo.


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