L'immagine di copertina dell'Economist del 20/11/2021 |
In India, lo
abbiamo già visto in passato qui su Derrick, lo Stato deborda in termini di
controllo delle aziende principali e, leggiamo sullo stesso Economist, anche di
sussidi per alterare il prezzo di mercato di beni di consumo, con il 9% della
spesa pubblica dedicata a quelli sul cibo, e qui la buona notizia è che in
parallelo c’è stata nel paese una riduzione dei sussidi ai combustibili
fossili.
In passato mi sono avventurato a chiedermi quanto possa durare, in Cina, un’economia
basata su investimenti, anche in tecnologia, in cui c’è sempre meno spazio per
l’autodeterminazione rispetto all’ingerenza delle holding controllate dal
regime. L’economista Arthur Kroeber ha definito la Cina uno Stato venture
capitalist, termine con cui in finanza si definiscono i fondi che investono in
aziende con forti prospettive di crescita all’inizio del proprio ciclo di vita.
Ma dubito che qualsivoglia regime, il cui principale obiettivo è perpetuare se
stesso, possa avere intuizioni brillanti su quali innovazioni potranno
interessare di più i consumatori di domani. E non è detto che la consapevolezza
di questa contraddizione tardi molto a ridurre il flusso di investimenti verso
la Cina.
L’Europa, dal
canto suo, con la cosiddetta “tassonomia” dei settori economici in termini di
sostenibilità ambientale, si sta preparando a guidare in questo senso gli
investimenti privati, con alcuni rischi di eludibilità della tassonomia e soprattutto
di sua incoerenza, e con la palese contraddizione dell’occuparsi della sostenibilità
degli investimenti privati senza che la stessa comunità di Stati abbia
interrotto i sussidi pubblici dannosi all’ambiente. Un problema globale laddove,
calcola un recente studio Lancet, la carbon tax netta è addirittura negativa,
cioè più che compensata dai sussidi agli stessi beni dannosi per il clima.
L’Italia su
questo purtroppo contribuisce in negativo, e assistiamo a una riforma del fisco
in arrivo che nel migliore dei casi sfiorerà la questione, mentre il ministro
della transizione ecologica, mentre scrivo questa puntata il 27 novembre 2021,
sta ancora bloccando alla sua firma, provocando un ritardo rispetto alla
prescrizione normativa, l’edizione aggiornata del catalogo dei sussidi dannosi
all’ambiente.
Forse perché
conterrebbe numeri tali da mostrare tutta l’inadeguatezza della riforma in
lavorazione?
Link
- Il numero dell'Economist citato: https://www.economist.com/weeklyedition/2021-11-20
- Tutte le puntate di Derrick sul Catalogo dei sussidi dannosi all'ambiente:
http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Catalogo%20dei%20sussidi%20dannosi%20all%27ambiente
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