Le due torri di Bologna |
Bene. Cari non
bolognesi, provate a cercare su google maps via Bologna a Roma (da non
confondere con la nota piazza omonima, da tutt’altra parte). La identificherete
come strana antenna che si stacca in direzione sud dalla rotonda di accesso all’ospedale
San Filippo Neri, su via Trionfale, in corrispondenza della fine dell’ultimo
tratto della splendida ciclabile di Monte Mario che arriva dai pressi del Vaticano.
Provate a
guardare via Bologna con la funzione “street view” di Google Maps che permette una
vista soggettiva dell’intera strada: non ci riuscirete. Perché via Bologna non
è mappata su street view. È difficilmente transitabile, e avrebbe dovuto essere
molto coraggiosa la troupe di Google ad avventurarcisi con tanto di sofisticate
videocamere grandangolari sul tetto del veicolo.
Via Bologna,
malgrado l’importanza della città da cui prende il nome, e sempre che il
toponimo su Google sia corretto, è un viottolo fangoso che segue un valloncello
verde stretto a ovest tra l’istituto penale minorile di casal del Marmo e il grande
parco agricolo omonimo, con le sue fattorie, luogo affascinante ma purtroppo di
difficile perlustrazione e che meriterà una puntata a sé, e a est il complesso dell’ex
ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, che oggi è un bel parco con
alcuni servizi sanitari e sociali in quelli, tra i padiglioni, che sono stati ristrutturati.
Ma torniamo a via
Bologna. Inizia con una discesa sassosa, sconnessa. Dopo poche centinaia di
metri si apre in una specie di slargo adiacente a un impianto che sembra un
piccolo depuratore con idrovore rumorose e vasche di decantazione. Infatti l’unica
infrastruttura urbanistica che noterò proseguendo nel fango sono a, distanza
regolare, pozzi di ispezionamento fognario, sopraelevati rispetto al terreno,
come se l’area fosse destinata a un’urbanizzazione prossima (speriamo di no).
Proseguendo
verso sud incrocio due anziani con gli stivali. Uno spinge pazientemente una
carriola con un fusto che potrebbe essere una bombola di gas, mentre a destra e
sinistra si vedono orti recintati e baracche, alcune raggiunte da sentieri che
si staccano dalla strada tra acquitrini.
“Giù in fondo è
chiuso” mi avvisa l’uomo con la bombola.
Ha ragione, troverò
forse un chilometro più a sud un cancello chiuso con la scritta “proprietà
privata” che impedisce di proseguire per avvicinarsi alla zona residenziale e
commerciale di via Torresina. Anche se da qui, tra verde, fango e baracche sparse
sembra inimmaginabile che ci sia una metropoli intorno.
Una deviazione
verso est tra sentieri sempre più stretti dagli orti mi offre una via d’uscita.
Popolata da una colonia di gatti, si arrampica molto nascosta verso la spianata
sovrastante, che si rivela una zona di recente insediamento residenziale per
ora incompiuto chiamata Casale del Fico.
Da qui arriverò comunque dove mi ero prefisso camminando lungo un incongruo marciapiede in mezzo a un prato d’erba e di materiali di risulta, recente credo e con tanto di strisce per ciechi ma già invaso di erbacce e credo diretto verso un nuovo edificio di appartamenti che, immagino, si farà.
Link
- Tutte le camminate (im)possibili di Derrick: http://derrickenergia.blogspot.com/p/le-camminate-impossibili.html
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