Gravina di Puglia (Foto Derrick) |
Ricorderanno
forse gli ascoltatori di Derrick che non sono stato tenero durante il lockdown
con l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio che, così come quelli di altre
regioni, ha contribuito a scegliere di chiudere le scuole più a lungo di gran
parte degli altri paesi avanzati. Ora sembra – ma tocchiamo ferro – che il
Governo sia finalmente riuscito a far prevalere una linea di maggior garanzia
per il diritto allo studio in presenza (e come sappiamo le evidenze su quanto poco
la DAD gli sia paragonabile già abbondano, e ne abbiamo parlato anche di
recente in una puntata di cui ho messo il link in fondo a questa pagina).
In questo
contesto arriva una lettera ai presidi delle scuole superiori (riportata sotto)
di Rocco Pinneri, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio,
che chiede ai presidi di identificare, se ci riescono, denunciare per
interruzione di servizio pubblico e chiedere i danni ai responsabili delle
cosiddette “occupazioni” degli istituti scolastici, che almeno a Roma sono una
consuetudine dei “collettivi studenteschi”.
Pinneri scrive
che nelle recenti occupazioni sono avvenuti “vandalismi contro arredi e
dotazioni laboratoriali, infissi, impianti, razzie ai distributori automatici e
ai bar interni, distruzione di controsoffitti” e altro. Danni a cui si aggiungono
i tempi di ripristino che hanno, nel caso che conosco direttamente, quasi
raddoppiato i tempi di scuola persa rispetto all’occupazione vera e propria. Il
tutto, secondo un tranquillo (si fa per dire) rito annuale abbastanza tollerato
e perfino incoraggiato da alcuni genitori.
Ho già da
tempo abbandonato la chat dei genitori della classe di mia figlia per evitare mie
reazioni scomposte nel sentirmi dire che queste occupazioni sarebbero un
momento di crescita e autodeterminazione dei ragazzi (chissà perché gli stessi
genitori non mettono a disposizione propri spazi da adibire ad attività
alternative alla scuola ed eventualmente da vandalizzare per crescere, anziché
quelli della scuola pubblica). Pinneri scrive che non c’è niente di “politico”
in queste azioni, e così secondo me coglie solo in parte il punto, che forse
può essere descritto meglio da chi ha una cultura radicale. In questo senso: la
disobbedienza civile non può essere così vigliacca da fuggire le proprie
responsabilità, anzi vale proprio il contrario: uno studente che ritenga suo
dovere civile non andare a scuola o addirittura occuparne uno spazio non
dovrebbe farne pagare il conto al resto della collettività e ai suoi compagni
in primis, conto che consta soprattutto di scuola persa. La disubbidienza
civile è tale se chi la compie si espone pienamente alle sue conseguenze in
termini di responsabilità personale. Ma poi: veramente i collettivi pensano di
essere più credibili impedendo le lezioni anziché facendo le loro azioni in
aggiunta al lavoro scolastico? Se vedessi un’occupazione senza danni in soli periodi
di vacanza, per organizzare una scuola alternativa, o se l’avessi vista durante
la DAD, ne avrei colto io stesso la forza. Ma nel modo in cui avviene di norma no,
troppo comodo e per nulla credibile.
Ora, che
questo rito di prepotenza con la copertura di istanze politiche si sia ripetuto
anche dopo il disastro della scuola persa per covid forse mostra che stiamo
comprendendo ancora poco l’entità del danno da mancata scuola. Speriamo questa
consapevolezza cambi.
Ringrazio per
questa puntata Daniela Buongiorno.
Link
- Tutte le puntate di Derrick sulla scuola (in ordine anticronologico):
http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Scuola
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