lunedì 2 ottobre 2023

A 20 anni dal blackout (Puntata 591 in onda il 3/10/23)

Nelle ore piccole del 28 settembre 2003 a Roma si celebrava la prima edizione della notte bianca. I tram avrebbero dovuto funzionare tutta la notte ed erano previsti eventi di ogni tipo fino all’alba. Ma alle 3:27 i tram e tutti gli apparecchi elettrici non collegati a generatori di emergenza si fermarono. Tutta l’Italia tranne la Sardegna e le isole non interconnesse alla rete era in blackout. Un esito disastroso giunto a circa mezz’ora dal primo incidente che aveva innescato una catena di eventi che i soggetti coinvolti non seppero contrastare con successo.

Un articolo di Luca Tabasso su Quotidiano Energia del 28 settembre 2023 (link sotto), ricostruisce in modo sia chiaro sia dettagliato gli eventi e le inchieste successive.

Una linea elettrica tra Svizzera e Italia gestita dall’operatore svizzero stava funzionando a piena capacità e il suo riscaldamento provocò un aumento della lunghezza dei cavi tale da farne venire in contatto uno con un albero. La dispersione conseguente mise fuori servizio la linea, costringendo quell’energia a passare in altre, che a loro volta si sovraccaricarono e andarono fuori servizio. Dopo poco l’Italia era isolata dall’Europa centrale da cui stava importando quasi un terzo del fabbisogno.

Secondo la ricostruzione italiana e dell’allora associazione europea dei gestori delle reti elettriche, l’operatore svizzero non comunicò in modo appropriato l’incidente e il gestore italiano per questo non reagì abbastanza in fretta. Nel frattempo, alcune centrali elettriche in Italia, anziché incrementare la potenza com’erano tenute a fare per contrastare il calo di frequenza, si staccarono dalla rete per evitare danni. A quel punto non c’era più niente da fare: i carichi di consumo erano troppo alti rispetto alla produzione, e l’intera macchina si fermò.

Com’è cambiato il nostro sistema elettrico da allora?

Molto. Oggi la capacità di produzione elettrica italiana è decisamente ridondante rispetto alla domanda, e la magliatura delle reti italiana ed Europea più fitta, tantoché non molto tempo fa un incidente nella rete dei Balcani simile a quello che innescò il disastro del 2003 è stato contrastato con successo da maggiore produzione elettrica nell’Europa occidentale.

La crescente integrazione internazionale delle reti stride con gli afflati autarchici che ogni tanto si sentono anche sull’energia. Se è vero che le fonti rinnovabili ci stanno emancipando da quelle fossili, è anche vero che i sistemi elettrici sicuri sono quelli che possono contare su tante risorse possibilmente complementari, e non dipendere solo dall’equilibrio tra disponibilità di energia e consumi in un’area limitata. I grandi serbatoi idroelettrici delle Alpi, il solare nel sud dell’Italia e l’eolico nel mare del nord, per esempio, possono fornire sicurezza energetica purché siano interconnessi e quindi in grado di supportarsi a vicenda.


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