A che punto è l’auto elettrica in Italia? Ne parliamo qui con interventi di Antonio Sileo, esperto in
materia che collabora con l’istituto di fonti di energia dell’università
Bocconi e con alcune testate specializzate e non.
Sul Financial Times dello scorso venerdì 13 febbraio un articolo di
Robert Wright racconta di annunci di General Motors sul lancio della “Bolt”,
una nuova auto compatta elettrica con autonomia di 200 miglia e prezzo entro
30mila dollari, mentre oggi autonomie del genere per auto esclusivamente
elettriche si trovano solo nei lussuosi e costosi modelli Tesla.
Ma proprio la
futura Tesla X, progettata per collocarsi in una fascia di prezzo intermedia,
potrebbe fare le spese della nuova Bolt di General Motors.
Di se e quando il boom delle auto elettriche da alcuni (tra
cui me) previsto si verificherà, ne sentiremo tra poco da Sileo. Nel frattempo
vorrei ricordare a chi si fosse perso le puntate rilevanti di Derrick alcuni
dei motivi per cui le auto a batterie sono importanti nell’economia energetica
di un Paese.
Sono importanti perché spostano consumi energetici verso il
vettore elettrico, delocalizzando le emissioni dei motori a combustione dalle
strade (e dalle città) al luogo in cui viene prodotta l’elettricità e, in una
prospettiva di elettricità prodotta con sempre meno fonti fossili, riducendo in
assoluto le emissioni nocive e dannose per il clima.
Le infrastrutture per la ricarica, come è facile notare,
sono ancora in una fase di sperimentazione, con soluzioni diverse in diverse
città, e anche il modello di loro gestione (delicato in termini di concorrenza
e di efficienza degli investimenti) non è ancora stato definito dalle norme. Si
dovrà trovare ragionevolmente un modo di permettere ai tanti fornitori di
energia di farsi concorrenza usando un’infrastruttura comune, e nello stesso
tempo di far sì che l’infrastruttura nasca con caratteristiche certo di
uniformità, ma anche di economicità e concorrenza preventiva tra le possibili
soluzioni.
Sentiamo ora con Antonio Sileo a che punto sono le vendite
di auto elettriche in Italia.
Dunque grande crescita, ma numeri ancora piccoli.
Intanto io ho provato lo scorso novembre alla fiera Ecomondo
di Rimini una BMW i3 elettrica e vi do le mie impressioni. Rispetto alla guida
di un’auto tradizionale, colpiscono la mancanza del rumore del motore e la sua
capacità di avere massima spinta anche quando inizia a girare da fermo. Detto
volgarmente, è improbabile essere battuti al semaforo da un’auto tradizionale,
mentre c’è il rischio che chi è davanti a noi non ci noti a causa del silenzio.
Niente frizioni e cambi, dunque, automatici o meno, ma solo
la tavoletta dell’acceleratore da premere per andare. Quando invece bisogna rallentare,
l’auto compensa la totale assenza di freno-motore con un freno elettromagnetico
artificiale che recupera l’energia dissipata, come il kers delle formula uno o
più prosaicamente i freni elettromagnetici dei bus e dei camion, mentre il pedale
del freno aziona solo il vero e proprio impianto frenante.
La BMW non è stata affatto la prima casa costruttrice a
entrare nel mercato delle elettriche in Italia. Sentiamo con Antonio Sileo com’è
andata.
Proviamo ora a spostarci su un terreno più economico.
Sentiamo Sileo su alcuni aspetti riguardo alla concorrenza tra carburanti
tradizionali ed elettricità.
Bene. Finisce questo miniciclo sull’auto elettrica in
Italia. Ringrazio Antonio Sileo.
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