martedì 19 gennaio 2016

Le camminate (im)possibili - Alla motorizzazione di Roma (Puntate 262 e 263)

Amici di Derrick, siete pronti a una puntata un po’ pop? Che poi sembra, pop, ma non lo sarà poi tanto.

Fino a poco tempo fa avevo il documento di patente di guida del tipo vecchio, quello che sembra carta filigranata rosa. C’ero affezionato perché fungeva da documento di identità per prendere gli aerei. Quella patente rosa era sopravvissuta a cambi di residenza e di scadenza, ma proprio l’adesivo dell’ultima proroga di validità aveva iniziato a scolorirsi già pochi mesi dopo che mi era stato inviato. Noleggiare un’auto diventava un problema, così la scorsa estate mi sono deciso a chiedere un duplicato.

C’erano due modi: pagare un’agenzia o occuparmene da solo e scoprire questo pezzo di burocrazia, cosa quest’ultima che ho fatto.

Ho iniziato pagando circa 40 euro totali su due diversi conti correnti postali (lasciando alle Poste un pizzo di 1,78 euro ciascuno. Se un operatore dell’energia o telefonia o carte di credito ti chiedesse 1,78 euro di commissioni per pagarne 9, probabile che finirebbe – a ragione - nel mirino delle autorità di controllo).

Insomma di ritorno dalle Marche verso Roma mi sono recato a fine luglio approfittando dell’unica apertura pomeridiana della settimana alla sede della Motorizzazione, Roma Nord, sulla Salaria, per consegnare un modulo compilato in quattro copie (dopo averlo scaricato dal sito della Motorizzazione stessa) più fotocopie di documenti e ricevute dei bollettini.

Forte, no? Dal sito della Motorizzazione scarichi i moduli, ma poi li devi portare a mano. Si possono dichiarare e pagare le tasse online da almeno dieci anni, ma non chiedere un duplicato di patente scolorita.

Mi sono messo in fila allo sportello patenti dedicato ai normali cittadini, intanto che osservavo quello riservato alle agenzie. E pensavo allo Stato che dà una corsia preferenziale agli intermediari che esistono proprio grazie alla sua stessa burocrazia cartacea.

Alla fine della fila la signora allo sportello ha apprezzato che non avessi fatto quasi nessun errore: solo la dimenticanza di una fotocopia della carta di identità a cui – con uno strappo alla regola ben affissa – ha rimediato lei stessa evitandomi il viaggio a vuoto.

“Ripassi tra tre mesi”, mi ha detto poi. È tutto vero: tre mesi.

Ma io in fondo non avevo fretta. Per prudenza e affezione alla vecchia patente rosa, di mesi ne ho lasciati passare oltre 6.
Poi, dopo che un addetto aeroportuale a Fiumicino mi ha guardato con pena sventagliando il documento liso all’imbarco di un volo, mi sono deciso a tornare.

Ma stavolta non ero di passaggio in auto: dovevo andare apposta sulla Salaria. Aggiungermi alla massa quotidiana degli automobilisti che si spostano dentro Roma, manco morto. Mi sarei mosso, come sempre in città, coi mezzi pubblici.

La motorizzazione di Roma nord (mappa più in basso) del resto è vicino a ben 2 linee ferroviarie utili: la Roma-Viterbo che parte da piazzale Flaminio, ma arriva dal lato sbagliato del Tevere, e quella regionale di RFI verso Orte, divisa dalla Salaria solo dalla linea dell’alta velocità per Firenze. La sua fermata di Fidene è a meno di un chilometro in linea d’aria dalla Motorizzazione. Quindi scelgo lei. E prendo il treno direttamente a Roma Trastevere, nella parte opposta della metropoli. Una volta alla stazione Fidene camminerò per il breve tratto necessario, mi dico.

Ma a Fidene ho capito di essere un pioniere. La linea ferroviaria dell’Alta Velocità e la statale Salaria separano la stazione di Fidene da un’area di insediamenti di uffici tra cui la sede di Sky e, appunto, la motorizzazione. La prima persona a cui ho chiesto indicazioni era una ragazza ed è quasi scappata spaventata dal mio proposito (che tipo di persona potrebbe mai voler andare a piedi alla Motorizzazione?). Poi un signore panciuto anche lui diffidente ha farfugliato informazioni palesemente inventate mentre indicava da qualche parte lontano oltre la scarpata della ferrovia. Finalmente però un tizio con un giubbotto rifrangente arancione mi ha studiato un po’ e poi mi ha detto che sì, camminando lungo una strada (rivelatasi via Radicofani) prima o poi avrei trovato un cavalcavia per superare la ferrovia e attraversare la Salaria. Non sapeva quanto fosse lontano, ma forse si poteva fare. Sembrava che in lui ci fosse un po’ di curiosità verso la mia impresa.

Così, mi sono messo in marcia rincuorato.

Ho camminato verso sud in via Radicofani e poi via Cortona, strette, con traffico veloce e perlopiù prive di marciapiedi.
Il primo cavalcavia utile sopra la linea dell’Alta Velocità e la Salaria l'ho trovato in corrispondenza di via di villa Spada, anch’esso progettato senza tener conto dei pedoni, e si trova a 1,8 Km dalla stazione. Da lì, per la motorizzazione occorre risalire per circa un altro chilometro, perlopiù sulla carreggiata stradale, allietati solo dalle prostitute della zona, povere sentinelle del rumore e dell’inquinamento stradale.

Che riflessioni mi vengono alla fine di quest’avventura urbana?

  1. Non c’è nessun motivo di servizio per cui una patente scolorita non sia risolvibile attraverso un’interazione su un sito web e l’invio del duplicato a casa o almeno al municipio. I motivi che mi vengono in mente sono altri: favori alle agenzie pratiche auto, necessità di pagare un po’ di stipendi ai dipendenti. Ma attenzione: rispetto a un welfare da posto pubblico antidiluviano sarebbe perfino meglio uno di stipendi dati alle stesse persone per stare a casa.
  2. L’obbligo di pagamento attraverso bollettini postali con commissioni vessatorie è una tassa occulta e un insulto al tempo e all’intelligenza delle persone. Se è vero che le Poste sono una grande azienda di mercato rivolta al futuro come raccontano i loro comunicatori, smettano di guadagnare raccogliendo il pizzo di Stato.
  3. Le infrastrutture di trasporto non sono belle solo quando ingegneristicamente ammirevoli. Sono belle se danno servizi a costi ragionevoli e se sono pensate per tutta la comunità. È incivile che una linea ferroviaria o una superstrada non prevedano sottopassi o sovrappassi sufficienti a non segregare i pedoni di quartieri di una grande città. E lo è anche che negli stessi quartieri, se non sei corazzato in 10 metri quadri di involucro automobilistico, anziché essere premiato diventi esposto a barriere, pericoli e schifezze di ogni tipo.


La stazione di Fidene in alto, il cavalcavia in basso e la motorizzazione di Roma nord a sinistra


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