lunedì 18 giugno 2018

La beffa dell'imposta sui rimborsi sanitari (Puntata 360, in onda il 19/06/2018)

Presina in lattice zoomorfa
fotografata da Derrick
In una versione diversa questo articolo è apparso su Strade (link sotto)

È periodo di dichiarazione dei redditi e Derrick oggi si occupa di un aspetto di dettaglio ma credo significativo delle regole dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, che ha a che vedere con il rigo D7 del modello 730.
Cioè il modello di dichiarazione che in generale lavoratori dipendenti e pensionati compilano per permettere al fisco di aggiustare l’imposizione sulla base, tra le altre cose, di spese deducibili o detraibili e altri redditi rispetto a quello da lavoro dipendente. Da alcuni anni, per iniziativa del governo Renzi, finalmente l’incredibile monopolio dei CAAF per la presentazione di questo modello è stato superato dalla possibilità di compilarlo online sul sito dell’Agenzia delle Entrate, cosa che per il più complesso modello di calcolo completo delle imposte (chiamato Unico fino a qualche tempo fa) era già possibile da tempo.
L’autocompilazione, inoltre, è assistita dal fatto che l’Agenzia propone un modello precompilato sulla base di dati già in suo possesso, tra cui gli scontrini sanitari associati al codice fiscale al momento dell’emissione. (Del 730 precompilato Derrick ha già parlato nella puntata il cui link è sotto).


Rimborsi di assicurazioni sanitarie ottenuti l'anno successivo a quello della spesa messa in detrazione

Tra i dati considerati dal fisco nel 730 precompilato ci sono i rimborsi di tutte le assicurazioni sanitarie, che le assicurazioni stesse in tempi recenti sono state obbligate a trasmettere all’Agenzia.
E qui si determina quel che secondo me è un abuso: ogni rimborso relativo a spese sanitarie portate in detrazione l’anno precedente è considerato un reddito, e tassato con l’aliquota IRPEF media dei due anni coinvolti. In altri termini: se io ho speso 500 euro per un intervento medico l’anno scorso e ho messo questa cifra in detrazione, e quest’anno la cifra mi è stata rimborsata da un’assicurazione, sul rimborso pagherò nel mio caso il 43% d’imposta, mentre l’anno scorso sulla spesa ho avuto una detrazione del 19% meno la franchigia di 129 €, cioè un rimborso fiscale di 70 miseri euro.
In sintesi, la detrazione per spese sanitarie mi ha tolto nei due anni [sic: tolto], circa 145 euro che avrei invece in tasca se non avessi portato la spesa in detrazione l’anno scorso.

Riassumendo: per qualunque fascia di reddito superiore alla no-tax area (visto che la più bassa aliquota IRPEF è comunque nettamente più alta della quota di detrazione netta sulle spese mediche), se si possiede un’assicurazione sanitaria aziendale o personale, mettere in detrazione sul 730 spese coperte dall’assicurazione è una notevolissima perdita di soldi, perché lo Stato considera il rimborso dell’assicurazione l’anno successivo un reddito netto, mentre la detraibilità della spesa precedente è stata minima.
Per me, questo trattamento fiscale è abusivo delle norme generali sulla tassazione delle persone fisiche.
Indipendentemente da questo, il consiglio di Derrick a chi ha un’assicurazione sanitaria è: conviene non mettere le relative spese in detrazione.
Questo salva i rimborsi dal fisco, ma comporta comunque il danno della mancata (per quanto piccola) detrazione, e rende molto meno sensato pagare un’assicurazione sanitaria.


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