Se fate in bicicletta in
Alsazia la famosa pista ciclabile che risale il Reno (quindi pedalando verso
Sud, come ho raccontato in un’altra puntata di cui qui sotto c'è il link), una cinquantina di chilometri
a nord del confine svizzero noterete che il percorso smette inusualmente di
costeggiare il canale parallelo al fiume, per addentrarsi in alcuni paesini,
tra cui Fassenheim. Il motivo non è tanto evitare un’ansa del fiume, quanto il
compound della più vecchia tra le centrali nucleari francesi ancora (per poco)
in esercizio. Si tratta di due reattori da circa 900 MW l’uno costruiti in solo
7 anni (una rapidità che oggi in Europa per le poche centrali in costruzione è
una chimera) per entrare in esercizio nel ’77.
Quasi 10 anni fa c’è poi stata
l’ultima revisione decennale dell’impianto, e ora secondo i piani del Governo i
due reattori devono chiudere. Uno proprio entro febbraio 2020 e
l’altro a giugno 2020.
È l’inizio di un
programma lento ma mastodontico di uscita progressiva dal nucleare di una
nazione, come sanno tutti, oggi molto dipendente da questa tecnologia per la
generazione di energia elettrica.
Fassenheim comunque non
ha mai dato problemi particolari nella sua lunga vita. L’incidente più critico,
di livello 1, il secondo più basso nella scala di pericolosità, fu quando una perdita
d’acqua non radioattiva invase alcuni collegamenti elettrici mettendoli fuori
uso e impedendo così il controllo della potenza di uno dei reattori attraverso il
normale azionamento delle barre di servizio. Questo rese necessario spegnerlo per
precauzione attraverso una procedura d’emergenza. Ci vollero poi 2 mesi per
risistemare e controllare tutto, e riattivare il reattore.
La centrale di Fassenheim (in basso a destra) riportata su Google Maps a bassa risoluzione (grazie a Vittorio Lagomarsino) |
Oggi il motivo per cui è
stato escluso il proseguimento dell’attività è che una revisione della
valutazione del rischio sismico della zona ha sortito esiti non più compatibili
con le caratteristiche della centrale, così come il rischio di conseguenze da
allagamenti è stato riconsiderato dopo Fukushima. (Del resto già a fine anni
’90 un’altra centrale nucleare francese, sull’Atlantico, si era ritrovata in
seguito a una mareggiata eccezionale con due reattori senza alimentazione
elettrica dalla rete e un’unica pompa di emergenza funzionante per
raffreddarli. Se il generatore elettrico di emergenza o l’unica pompa attiva si
fossero guastati, l’incidente avrebbe potuto trasformarsi in un disastro simile
a Fukushima.
Un lungo articolo di
Hortence Goulard su Les Echo del 19 febbraio 2020 dà numeri significativi di
quanto impegnativa sarà la dismissione delle centrali francesi. EDF, il colosso
pubblico dell’energia che le gestisce (ma che potrebbe isolarle in una società
separata secondo informazioni filtrate sui giornali nei mesi scorsi riguardo
agli intenti del Governo) per il solo 2019 ha allocato 40 miliardi di Euro all’attività
di decommissioning, che include la complicata gestione del combustibile e delle
parti radioattive. L’agenzia che gestisce lo smaltimento di questi materiali
dovrà individuare un sito nuovo per far fronte al flusso che arriverà con le
dismissioni. Costi da capogiro, anche se ci si aspetta che dopo il caso pilota
di Fassenheim l’esperienza e le tecniche messe a punto siano replicabili con
costi più bassi nelle altre centrali.
Intanto, secondo i piani,
Fassenheim dovrebbe essere smantellata in un paio d’anni. Chissà se cambierà
anche il percorso della ciclabile sul canale di fianco al Reno.
Link:
- Articolo di Hortense Goulard su Les Echo del 19/2/2020: https://www.lesechos.fr/industrie-services/energie-environnement/avec-fessenheim-la-filiere-nucleaire-francaise-engage-le-defi-du-demantelement-1173003
- Reportage di Derrick su viaggio in bici da Amsterdam a Zurigo via Fassenheim:
https://derrickenergia.blogspot.com/2019/05/amsterdam-zurigo-in-bici-puntate-397-9.html - Tutte le puntate di Derrick che menzionano il nucleare: http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Nucleare
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