domenica 25 aprile 2021

Riapre quasi tutto, le scuole superiori restano part-time (Puntata 482 in onda il 27/4/21)

Chiesa sommersa nel lago di Mavrovo
(Copyright Derrick)
Questa è Derrick e questo è il 172esimo giorno dal decreto del 6/11/2020 che chiuse le scuole per la seconda volta senza che le superiori, anche nelle regioni più fortunate d’Italia, abbiano da allora mai più riaperto a pieno regime.

In almeno due passaggi la bozza di PNRR scrive che la pandemia ha danneggiato soprattutto i giovani, ma forse andrebbe corretta in: le politiche di risposta alla pandemia hanno danneggiato soprattutto i giovani che invece erano stati meno colpiti dalla virulenza della malattia. Politiche che non hanno mai considerato l’andare a scuola, in particolare per un teenager che tanto anche se sta a casa non impedisce ai suoi genitori di lavorare, come un’esigenza “comprovata” di spostamento.

L’ultimo decreto-legge in materia del Governo (n.52/2021), che ha riaperto quasi tutte le attività pur mantenendo il coprifuoco, è arrivato dopo dichiarazioni di Draghi sulla priorità della scuola nelle riaperture, ma ha lasciato le cose sostanzialmente invariate, reiterando la formula del limite minimo di apertura (leggermente incrementato al 70%).

Dovrebbero essere quindi i singoli dirigenti scolastici a prendersi la responsabilità di aprire di più, esponendosi a rischi legali e impopolarità, se non ritorsioni, rispetto a personale e sindacati massicciamente schierati perché in classe si stia il meno possibile.

Ma non basta, le Regioni stanno eludendo la pur timidissima norma del Governo. Per esempio l’ufficio scolastico regionale del Lazio (link sotto) dispone quanto segue, dopo aver sentito “sua eccellenza il prefetto”, il Comune e l’azienda trasporti: il 70% di scuola in presenza alle superiori può essere ignorato se le condizioni lo richiedono, e invece le scuole che vogliano aprire di più devono chiedere l’autorizzazione.

Un’impostazione intimidatoria: i dirigenti che non ritengono di poter aprire il minimo richiesto devono “comunicarlo”, quelli che invece vorrebbero fare meglio devono essere prima “autorizzati”.

Difficile non essere d’accordo con il comunicato del 22 aprile [2021] del coordinamento dei presidenti dei Consigli di Istituto di Roma e Lazio (link sotto), che inizia dicendo: “restiamo alla scuola degli slogan”. Direi anche che, se quasi tutto apre e la scuola resta sacrificata, si può dedurre che siamo di fronte a un ridimensionamento di lungo periodo dell’istruzione superiore in Italia.

Così han deciso le burocrazie locali, sentita sua eccellenza il prefetto.

Ringrazio per le fonti di questa puntata Daniela Buongiorno.


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