domenica 23 gennaio 2022

Ciclovia adriatica (Puntate 511 e 512 in onda il 18-25/1/22)

Vista da punta Aderci verso nord (copyright Derrick)
Vista da punta Aderci verso nord (copyright Derrick)
C’è una regione d’Italia la cui costa è quasi interamente dotata di piste ciclabili in gran parte direttamente sul mare e lontane dalla strada statale principale. A volte integrate in passeggiate di lungomare turistici ormai sempre più arredati e popolati di “chalet”, come va di moda non so bene da quanto chiamarli, che ospitano innumerevoli ristoranti di pesce, pizzerie e gelaterie d’inverno in buona parte chiusi e che nondimeno scandiscono le pedalate tra vento freddo e odore di salsedine.

Questa regione è l’Abruzzo. Il 30 dicembre 2021 l’autore di Derrick è partito dal centro di San Salvo, poco nell’entroterra rispetto all’estremo meridionale della costa d’Abruzzo, e ha iniziato la pedalata verso nord in un percorso che il marketing del turismo efficacemente ha battezzato costa dei trabocchi (che sono quelle costruzioni a palafitta sul mare per pescare, un po’ a forma di gru e piuttosto comuni nell’Abruzzo meridionale e in Molise). Un nome che se capisco bene si associa al tratto fino a Ortona, forse una cinquantina di chilometri da San Salvo. Ma come vedremo il percorso ciclabile prosegue con minime interruzioni fino al confine con le Marche, e valicato il Tronto – dove ancora manca un ponte ciclopedonale - continua ancora sostanzialmente ininterrotto fino a Cupra Marittima per una distanza totale da Termoli di circa 170 chilometri che tocca 3 regioni.

Ciò che distingue la parte più meridionale del percorso, la costa dei trabocchi appunto, è che sfrutta, come in altri casi fortunati in Italia, ampi tratti di infrastruttura lasciata libera dalla linea ferroviaria adriatica che in passato costeggiava il mare molto in prossimità. Chilometri e chilometri sono quindi dominanti sul mare e scanditi da scogli e tunnel ex ferroviari ora illuminati e dedicati alle bici.

Il tratto naturalisticamente più spettacolare però è anche uno dei pochi sterrati, a nord del porto di Vasto, nel promontorio di punta Aderci dove la vista domina decine di chilometri di costa, oltre che il trabocco d’ordinanza.

Proseguendo, con l’eccezione della sonnacchiosa località di Casalbordino dove la ferrovia ancora oggi è a un isolato dal lungomare che si percorre in bici, fino a Ortona il treno si nasconde perlopiù in galleria, e lo spettacolo della costa è tutto per le bici. A nord della città dominante sul mare la pista prosegue in modo spettacolare per un po’ (con vernice celeste ancora fresca il 30 dicembre a colorare le ruote), ma poi si interrompe prima di un nuovo tratto di costa alta che va superato con una strada asfaltata su alcuni tornanti, che è verosimilmente la vecchia Adriatica, oggi per fortuna decongestionata da quella nuova che evita il promontorio e sta più interna. E di cui bisognerà percorrere un paio di chilometri poco più a nord tra il fiume Arielli e Foro di Ortona, dove inizia l’interminabile lungomare di Francavilla che prosegue senza soluzione di continuità in quello di Pescara e poi ancora di Montesilvano, in una specie di metropoli lineare costiera.

Bici all'hotel Maja di Pescara

La seconda e ultima mezza giornata di viaggio è avvenuta il 31 dicembre 2021, in partenza dall’hotel Maja sul lungomare nord di Pescara, che ringrazio per avermi fatto ricoverare la bici in camera.

La ciclabile dei trabocchi è già terminata e l’ho lasciata alle spalle insieme ai trabocchi stessi e alle coste alte, ma non sono finite le bellezze.

Intanto c’è da completare quella che l’altra volta chiamavo la metropoli lineare che inizia a Francavilla e finisce dopo Montesilvano sul fiume Saline, che valico dall’Adriatica (uno dei pochi casi in cui mi capita di percorrerla) anche se ricontrollando le mappe avrei potuto forse percorrere il ponte di una strada secondaria e poi uno sterrato sul mare per poi attraversare sulla spiaggia il torrente Piomba, cosa forse ardua d’inverno e che potrebbe essere il motivo per cui il software di navigazione Komoot mi ha fatto passare sulla statale.

Pineta tra Silvi e Pineto
Sono ora a Silvi marina, dove la pista segue tranquilla il lungomare fino a un piccolo fiume che si supera con un ponte ciclopedonale dedicato (nella maggior parte dei casi in tutto il percorso ho trovato ponti non automobilistici sui fiumi) che porta a una zona di sottile ma bella pineta litoranea che dopo una breve interruzione riprende lunghissima un paio di chilometri a sud del paese di (non a caso) Pineto, dove il treno è rimasto vicino al mare e costeggia a lungo la pista. Anche a Pineto il torrente si passa con un ponte ciclabile,
e poi si prosegue sul mare, solitari e lontani dal traffico a Scerne di Pineto, dove la sensazione di rarefazione e tranquillità raggiunge forse il culmine. Dopo una zona pratosa, la ciclabile, qui mattonata, purtroppo non ha ancora l’infrastruttura per valicare l’importante fiume Vomano, per cui occorre prendere l’Adriatica per riportarsi poi sulla costa a sud di Roseto degli Abruzzi.

Ancora verde, con la riserva del Borsaccio, e poi ancora un rientro sull’Adriatica perché il cicloponte sul fiume prima di Giulianova è in manutenzione (o ancora in costruzione? Non so). Fa freddo e c’è nebbia, mi fermo per un cappuccino e bombolone alla crema al Caffè grande Italia in località Cologna, lasciando tranquillamente la bici ad attendermi fuori con tanto di borse mentre io mi riscaldo all’interno. C’è un clima di sommessa anticipazione di festeggiamenti di capodanno, e mentre faccio la mia seconda colazione gli altri clienti si dedicano all’aperitivo e alle carte da gioco.

A Giulianova inizia una nuova importante conurbazione costiera, con tanti hotel e ristoranti che attendono l’estate e lungomare turistici ormai riccamente infrastrutturati, e solo i ponti ciclopedonali sul Salinello e sul Vibrata segnalano il passaggio a Tortoreto e poi a Martinsicuro. Sul secondo chiedo a un anziano cosa siano quei grossi roditori che lui osserva sulle rive della foce Vibrata: nutrie.

Dopo tanta sonnacchiosa (e climaticamente fredda, aimè) tranquillità, riprendendo la statale per valicare il Tronto ed entrare nelle Marche dove sull’Adriatica e sulla parallela autostrada confluisce il raccordo autostradale da Ascoli, sembra d’esser finiti di colpo a Los Angeles. Sono intimidito dal ruggire dei TIR e alla prima opzione mi ributto sul lungomare.

A Nord della riserva naturale della Sentina, l’atmosfera a porto d’Ascoli con la sua passeggiata lungomare iperarredata sembra oggi rarefatta. Fa freddo. Guardo gli orari dei treni per tornare giù a San Salvo dove ho lasciato la macchina, sperando di trovare posto sulle rastrelliere delle bici.


Link

Tutte le "camminate impossibili" di Derrick in ordine anticronologico:
http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Camminate%20%28im%29possibili


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