lunedì 11 maggio 2015

Auto elettrica Milano-Bruxelles - D240-241

Il produttore americano di auto elettriche Tesla ha annunciato pochi giorni fa il lancio di una batteria (nel senso di accumulatore elettrico) domestica.
Una specie di armadio per immagazzinare energia autoprodotta e consumare solo quella, magari staccandosi dalla rete elettrica. Ne parleremo senz’altro, anche perché ci sono lettori (o ascoltatori su Radio Radicale) come Ivana Di Carlo che mi scrivono in questo senso.

Ma nel frattempo come se la cavano le batterie installate nelle auto elettriche oggi disponibili? Per esempio: si riuscirebbe ad andare da Milano a Bruxelles senza problemi di ricarica, dribblando la distanza e la disomogeneità tra le colonnine disponibili in giro per quel pezzo d’Europa?

Beh, nell’ambito del progetto cofinanziato dall’Unione Europea Green eMotion (sì, purtroppo è un gioco di parole) qualcuno ci ha provato. E ce lo facciamo raccontare direttamente da uno dei guidatori di questa maratona elettrica, Filippo Colzi, ingegnere del RSE (istituto pubblico di ricerca del settore energetico, parte del gruppo GSE) con esperienza internazionale di progettazione di impianti da fonti rinnovabili.



E com'è andata?



Il paesino svizzero virtuoso era Schinznach Bad, mi ha spiegato poi Colzi a microfoni spenti, sull’autostrada 3 tra Zurigo e Basilea.

Questa storia mi richiama quella di un mio amico, nel suo caso non altrettanto virtuosa, che per non perdere i punti fedeltà di una catena di distributori di benzina pianificava i percorsi di conseguenza, e rischiava di rimanere a secco pur di non far rifornimento senza punti. Poi un giorno è davvero rimasto fermo in autostrada e ha distrutto la tessera-punti masticandola accuratamente.

Sentiamo le impressioni di guida di Colzi:



So però che alcune versioni della BMW i3 usata in questo test hanno un cosiddetto “range extender”, cioè un piccolo motore a benzina che funziona da generatore per ricaricare le batterie in caso di necessità. Questo da un lato emancipa dal rischio di rimanere a piedi non trovando una colonnina di ricarica disponibile, dall’altro fa venir meno la soddisfazione di guidare un veicolo a zero emissioni da combustione. Immaginate che smacco dover far partire un generatore nel bagagliaio simile a quegli orrendi accrocchi che affiancano le bancarelle per turisti…

Vuoi vedere che i nostri amici dell’RSE l’hanno fatto?


Bene! Questo è ciò che speravo di sentire da Colzi. Che poi mi ha mandato alcuni numeri che ci danno l’idea di come quest’impresa non sia stata una passeggiata. Sentite: Colzi e Ardigò, hanno percorso 1100 chilometri a una velocità media durante la guida di 70 all’ora (piuttosto elevata, e infatti si tratta credo di un percorso in gran parte autostradale). Hanno dovuto ricaricare 10 volte, hanno guidato 19 ore. E sapete quanto hanno dovuto tenere l’auto in ricarica? 42 ore. Quest’ultimo dato ci dice quanto il settore dell’auto abbia bisogno di nuove tecnologie di stoccaggio dell’elettricità.

Grazie per queste puntate all’RSE.

Qui una presentazione del viaggio caricata su youtube da Gianemilio Ardigò di RSE, uno dei piloti della vettura:

https://www.youtube.com/watch?v=usdXSi6Nvfk&feature=youtu.be

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